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Note di Pier Gianni Burreddu sul documentario "Oceano Dentro"


Note di Pier Gianni Burreddu sul documentario
Ho cominciato a suonare il basso a 8 anni. A tutti piacevano la chitarra e la batteria. Ma di bassisti bravi ce ne sono pochi. Quindi ho preso la chitarra e ho cominciato a usare solo le corde basse”. Pier Gianni era ancora un bambino quando ha cominciato a strimpellare. Da allora il suo percorso musicale lo ha portato a provare altri strumenti: tastiere, violino, violoncello, batteria, chitarra. Ma il vero amore č sempre stato il basso. Una storia che č andata di pari passo con quella, sofferta, del disagio psichico. “All’inizio l’esafono, un particolare strumento che ho progettato e realizzato, era un delirio: esisteva solo nella mia mente. Poi č diventato realtŕ. La musica mi ha sempre accompagnato. Scrivo canzoni perché ho delle cose da dire. Cose vere: i miei testi sono sempre sinceri”. Del viaggio Pier ricorda la sensazione di essere piccolino, una minuscola tessera del creato: “Sono riuscito a limare un po’ il mio egocentrismo – scherza – e spero che questa sfida serva a combattere davvero il pregiudizio, purtroppo ancora diffuso, contro la malattia mentale. Del resto io stesso, quando credevo di star bene, stigmatizzavo gli altri”. E poi la mente torna, come sempre, all’altro viaggio per mare, quello che lo ha riportato in Sardegna: “Un’immagine sempre viva nel mio cuore, forse un amore perfino troppo grande”. Come vedi il futuro? “Sogno una ragazza dolce, una casetta, uno stipendio. E poi forse attaccherň il basso al chiodo…

Pier Gianni Burreddu

15/01/2009, 20:44