Fondazione Fare Cinema
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Note di regia del film "La Vita Continua"


Mi interessa la vita presa nella sua realtà e quindi nei suoi problemi primari che fanno immancabilmente parte di essa. Credo quindi, e l’ho creduto nel caso di La vita continua, che raccontare la precarietà dei sentimenti nel mondo contemporaneo e poi lo spauracchio della morte sia un modo per parlare della vita vera e per cercare in essa, non solo il punto di rottura, ma appunto un senso, se esiste. Credo che vivere non sia facile per nessuno, ma sono convinto altrettanto che il desiderio di sopravvivere e andare avanti per dare voce e vita ai nostri desideri e sogni dica di una possibile positività che non ho fatto altro che cercare facendo cinema; continuerò a cercare primariamente il senso della vita con il lungometraggio che ho ora in preproduzione.
La vita continua è stato girato con una troupe di circa 35 persone; forse tanti per un mediometraggio, ma credo che il cinema sia innanzitutto un industria. Io amo fare molte inquadrature e avere una bella fotografia (e per avere simili risultati ognuno può essere fondamentale, primariamente un famoso direttore della fotografia come Gigi Martinucci ma anche un semplice elettricista o l’ultimo degli assistenti alla regia). Poi lavoro molto con il montaggio e le musiche, che trovo fondamentali per creare l’atmosfera che mi interessa: credo che anche in questo caso il lavoro di Stefano Cortese si sia rivelato fondamentale alla riuscita del lavoro che ha ottenuto diversi riconoscimenti per essere un mediometraggio (genere che è, per la sua durata, particolarmente difficile da distribuire nei festival). I miei medi non sono appunto corti e sono anzi tutti travestiti da lunghi. Un cortometraggio può raccontare una storia carina che si conclude con uno spunto spumeggiante; a me invece interessa articolare una vicenda che ha a che fare con gli intrecci delle psicologie dei personaggi, quindi punto a dare delle emozioni, e credo che per fare questo ci sia bisogno di spazio e quindi tempo. Trovo fondamentale inoltre l’autorialità in un film e quindi la sceneggiatura. In questi ultimi anni ho fatto pochi lavori come regista perché ho scritto un romanzo (“Un senso originale” pubblicato da Robin edizioni), ho scritto sceneggiature e mi sono dedicato alla preparazione del mio lungometraggio. Questo volevo arrivare a fare, e ho preferito non impegnarmi in forme cinematografiche brevi, o in documentari, che personalmente mi interessano poco.

Giovanni Galletta