Note di sceneggiatura del film "Diverso da Chi?"
Ho scritto questo film perché mi divertiva l’idea di capovolgere gli schemi su normalità e diversità. La chiave di questa storia non è che un gay si invaghisce di una donna, ma che questo gay è “pubblico” e sinceramente impegnato nella causa: quindi per lui il rapporto uomo-donna è trasgressione, senso di colpa, pulsione “proibita” da nascondere.
In questo modo il “normale” diventa “diverso” e tutto si capovolge: lui ha il terrore di dire al padre che è attratto da una donna, ammette che se lei fosse un uomo forse accetterebbe la storia, prova una colpa tremenda perchè non ha fatto cilecca con lei.
Questi capovolgimenti spero non siano solo divertenti ma rappresentino anche un piccolo aiuto a vedere le cose in modo più fresco, superando certi automatismi del pensiero. Del resto scrivo commedie perché credo che a volte guardare la realtà con un sorriso sia una delle cose più serie che si possano fare.
Naturalmente so che questa storia nata da una giocosa irriverenza esce in un mondo in cui i diritti dei gay sono oggetto di battaglia. Ho quindi cercato di scrivere un film che non potesse essere strumentalizzato in questo senso. Spero di esserci riuscito.
Dall’altra parte, si può obiettare che il film appoggia una forma di famiglia assai strana. Ma io in realtà non appoggio nulla: mi sono limitato a lasciare che i personaggi seguissero le loro emozioni e, sulla base di queste, cercassero il loro destino. Del resto, lo facciamo quasi tutti: oggi le famiglie nascono più dal confronto tra le emozioni e i progetti di chi è coinvolto che da una Regola Universale. Questi personaggi hanno trovato una formula un po’ strana, non posso che far loro gli auguri.
Con questo film ho anche scoperto che i pregiudizi esistono. In passato ho scritto storie su schizofrenici, egiziani, donne con due figli, ma nessuno ha mai pensato che io fossi schizofrenico, egiziano o madre. Invece stavolta molta gente si fa domande sui miei gusti sessuali, dando per scontato che solo i gay possano scrivere di gay. Mi sembra una forma di discriminazione, perchè riconoscere la normalità della condizione gay implica che non serva nessuna patente per scriverne.
Infine la politica, che ho affrontato con la stessa giocosa irriverenza del resto, cercando di fare satira ma senza giudizi dall’alto. Anzi, scrivendo quei personaggi ho provato umana solidarietà, quasi tenerezza per l’ingrato mestiere che devono affrontare, cioè prendere i nostri voti.
All’inizio la politica mi spaventava, perché cambia ogni giorno mentre per fare un film servono almeno due anni. Ma era una preoccupazione infondata. Ho scritto la prima volta questa storia nel 2004 e, quando nel 2008 il progetto è diventato concreto, ho scoperto che non dovevo cambiare granchè, bastava qualche coloritura nei dialoghi. Poi sono state fatte le riprese, è passato ancora un anno, ora il film esce in sala e mi sembra ancora più attuale. Non sarà che nella politica cambia tutto ogni giorno e alla fine non cambia mai niente?
Fabio Bonifacci15/03/2009, 11:52