Note di regia del documentario "Basilio D'Amico"
Dai primi mesi del 2004 fino all’estate del 2008 ho incontrato il vecchio suonatore di organetto Basilio D’Amico, conosciuto già dall’inverno del 2001, per un progetto di realizzazione di un documentario. Ero a volte solo, in semplice visita o con il registratore audio, per raccogliere impressioni e indicazioni; in altre occasioni sono stato accompagnato dal cineasta Marco Chiarini, con il quale ho costantemente discusso i parametri e i criteri – di volta in volta modificati in base alle necessità emerse sul campo - per raccontare “visivamente” l’anziano suonatore; abbiamo cambiato molto frequentemente “punto di vista”: camera fissa o camera a mano, partecipazione diretta alle scene o presenza nascosta dietro l’obiettivo, sguardo lento e quasi statico sulla sua vita e il suo ambiente, gli oggetti, i luoghi della casa, o attenzione agli elementi dinamici, per aumentare la tensione del racconto. L’incontro è diventato via via più incontrollabile, e Basilio ha imposto il suo ritmo alle riprese, ha segnato con i suoi sentimenti e il suo stile narrativo il linguaggio del film, ne ha deciso il senso orientandolo in altre e più “dense” direzioni, in cui gli sguardi reciproci si incrociano e si sovrappongono, e anche il nostro progressivo “smarrimento” diviene parte del documentario. Questo linguaggio “sommerso” è stata la vera traccia che abbiamo appreso a seguire, lasciandoci guidare in una progressiva scoperta che è nata dalla nostra relazione con lui, divenuta col tempo amicizia, partecipazione affettiva ma anche interrogazione intima su noi stessi, condivisione silenziosa e implicita di una narrazione “complessa”.
Gianfranco Spitilli e
Marco Chiarini