Note di regia del documentario "Noi Che Siamo Ancora Vive"
Un processo è di per se una Storia: ha un percorso, delle testimonianze dolorose, un giudizio finale. Il nostro film, oltre a seguire e riprendere tutte le tappe del Giudizio penale, si propone di indagare nei sentimenti: lo strazio delle madri che hanno sperato fino in fondo di rivedere almeno i corpi dei loro figli e di vedere giudicati i loro carnefici; il grande vincolo di solidarietà nato fra chi ha avuto un destino simile; il tormento dei sopravvissuti; l’impegno collettivo nella lotta per i diritti umani; il trauma dei figli quando scoprono che i loro presunti padri sono a volte assassini dei loro autentici genitori.
Il filo conduttore iniziale è rappresentato dalle vicende degli italiani sequestrati e scomparsi: Angela Aieta, madre coraggio nata a Marina di Fuscaldo, in Calabria; l’imprenditore veneto Giovanni Pegoraro, risucchiato per caso nell’incubo destinato a sua figlia ventenne, Susanna. Sono storie di tanos (il nomignolo con il quale vengono chiamati i nostri connazionali): dalla leader delle Nonne di Piazza di Maggio, Estela Parlotto, e Vera Jarach Vigevano cha hanno perso le giovani figlie, a Mumù Actis e Hebe Lorenzo, tra le poche sopravvissute dell’ESMA, fino a Evelyn e Victoria nate nel centro clandestino da genitori desaparecidos e che oggi si confrontano con la difficile scoperta della loro vera identità.
Il film si articola in diversi livelli narrativi: le riprese del processo a Roma, le interviste fuori dell’aula a Roma e in Argentina a testimoni e persone coinvolte, i materiali di repertorio che aprono delle finestre sull’Argentina di quell’epoca, e soprattutto i momenti di vita colti durante questo evento, che permetteranno di rivivere le emozioni quasi come in un racconto di finzione, dove accanto ai momenti più disperati si sviluppano momenti di gioia e di speranza, di lotta per la sopravvivenza e di amore per la vita.
Daniele Cini