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Matteo Rovere: "Sto lavorando ad un film
tratto da un romanzo con la Fandango"


Matteo Rovere:
Per arrivare a realizzare "Un Gioco da Ragazze", avrai studiato su quali sono le cause che portano i giovani d'oggi ad assumere certi comportamenti. Che idea ti sei fatto?
Matteo Rovere: Voglio premettere che il film in alcun modo vuole costruire un trattato di sociologia e raccontare perchè avvengano determinati casi. So che sono cose presenti nella nostra società, esistono veramente e ognuno deve saperle riconoscere. Chiaramente la pellicola, attraverso una storia, parla di ragazze in una società che le bombarda da stimoli molto rapidi che non riescono a sintetizzare con la giusta esperienza anche perchè i genitori permettono loro un certo modus operandi. A me fanno sorridere quei genitori che si sono adirati, dicendo che questa società non esiste e che si tratta di una pura finzione cinematografica. Penso che questa sia solo una riduzione di una società capace di molto peggio.

Hai raccontato uno spaccato misconosciuto delle nuove generazioni, ma stando ai numeri, sembra che i giovani preferiscano andare a cinema a vedere storie "generazionali", piuttosto di opere dure come la tua o "Albakiara". Confermi questa tendenza?
Matteo Rovere: La mia volontà non era assolutamente quella di uscire come l'anti Moccia, come qualche giornalista ha scritto. Il film ha incassato mezzo milione ed è andato abbastanza male e forse è vero che i ragazzi preferiscano andare a cinema e riconoscersi positivamente, piuttosto che ritrovarsi davanti ad una storia simile. Il film è tutt'altro che generazionale ed è piuttosto una critica agli adulti.

Puoi raccontarci meglio com'è iniziata e com'è terminata la vicenda legata alla censura della pellicola?
Matteo Rovere: La commissione di censura ha visto il film poco prima del festival di Roma e l'ha vietato ai minori di 18 anni. La produzione ha fatto ricorso, siamo andati in audizione e ho spiegato qual'è stato il mio punto di vista nel raccontare il film e, in una seconda riunione ha ridotto il divieto ai 14 anni. Rimane un film danneggiato dalla censura e tutte le voci che hanno visto per noi una possibilità di marketing, sono assolutamente falsi perchè ad esempio non abbiamo nemmeno potuto mandare i trailer nelle sale.

Cosa ti ha spinto a produrre un documentario su Pietro Germi?
Matteo Rovere: In realtà l'idea non è stata mia. Il documentario nasce dalla fusione dei materiali inediti di Germi che il regista Claudio Bondì ha reperito negli anni e dal racconto della vita del protagonista, scritta da Manuela Tempesta. Successivamente si sono messe insieme tre società, Ascent Film, La7 e Blu e abbiamo prodotto il documentario che è andato in selezione ufficiale a Cannes.

Quando tornerai sul set?
Matteo Rovere: Vi do un'anticipazione. Sto lavorando ad un film tratto da un romanzo con la Fandango, ma preferisco non dire altro, visto che si tratta di un progetto in fase di avanzamento e definizione. Spero comunque di girarlo nel 2010.

24/07/2009, 15:50

Antonio Capellupo