Note di regia del documentario "Mille Giorni di Vito"
Dieci anni fa elaborai il primo progetto sui bambini in carcere senza colpa. Avevo letto un articolo in cui si raccontava di Teresa, 17 mesi, che viveva con la madre, condannata per traffico di stupefacenti, nella sezione “massima sicurezza” di Rebibbia. Il pezzo era corredato di foto. Mi colpì un’immagine in particolare: una bambina camminava per il corridoio dell’istituto di pena, imitando il tipico “passeggio” delle detenute. Teresa chiamava la pappa ”vitto” e stava imparando a sillabare, storpiandole come fanno tutti i bambini, le sue prime parole: “aria”, “cella”, “visita”, “agente apri!”.
Elisabetta Pandimiglio