Note di regia del documentario "Hollywood sul Tevere"
L’avventura di questo film di montaggio nasce in una notte d’estate a Via Veneto.
Niente residui o stralci di ‘dolce vita’, tutt’altro.
Erano le tre e mezza di mattina e, lavorando per un Festival, avevo appena finito una discussione con la publicist di una Star hollywoodiana che verteva sulla grandezza della camera d’albergo che avrebbe dovuto ospitarla
Guidando verso casa, mi domandavo come, in un’era antecedente a mail, cellulari e fax fosse potuta nascere la cosiddetta Hollywood sul Tevere.
Quale sforzo titanico e quale mole di produzione di carta era riuscita a portare così tanti divi e dive nel nostro paese?
Qualche mese più tardi, quando l’allora Istituto Luce mi ha chiesto di provare a suggerire un progetto per un documentario, mi è sembrato spontaneo soddisfare la mia curiosità notturna di tornare indietro verso quegli anni, grazie alla straordinaria ricchezza delle immagini dell’archivio Luce.
In realtà, mi sbagliavo. O, perlomeno, avevo sottovalutato la cosa.
Quando ho iniziato a lavorare a Hollywood sul Tevere non mi rendevo ancora conto che i materiali dell’Archivio da me conosciuti rappresentavano solo una minima parte della straordinaria ricchezza di questo giacimento della nostra memoria storica e cinematografica.
Come Zio Paperone che fa il bagno tra le monete del suo deposito, mi sono tuffato in un mare magnum fatto di Cinegiornali e di fotografie al punto da arrivare quasi a commuovermi per il loro fascino e per la loro bellezza.
Hollywood sul Tevere, quindi, vuole essere soprattutto l’emblema di questa grande qualità di immagini, rilette, rimontate secondo una sensibilità moderna per mostrarne, il fascino, la forza e la grandissima sensualità e bellezza.
Tutto quello che si vede in questo film proviene dall’archivio di Cinecittà Luce.
Ed è, forse, una singolare coincidenza che questo lavoro sia uno dei primi ad essere distribuito sotto l’egida del nuovo marchio che, al suo interno, richiama sia la forza immaginifica delle produzioni del Luce che la capacità evocativa della parola Cinecittà, l’unica, insieme proprio a Hollywood, a connotare in maniera tanto radicale e significativa il cinema mondiale.
La nostra, quindi, è una produzione al cento per cento italiana che si è avvalsa dello straordinario montaggio di una professionista di enorme talento come Patrizia Penzo e delle fantastiche musiche di due degli eroi del mio Pantheon personale di musicisti: Pivio e Aldo De Scalzi. E’ il loro lavoro insieme alla voce suadente ed ironica di Daniela Cavallini ad avere reso questo film esattamente quello che io desideravo fosse, ovvero un viaggio visivo di matrice postmoderna all’interno di due decadi che hanno cambiato per sempre la storia del cinema italiano ed internazionale.
In questo senso, i ringraziamenti alla produzione e all’Amministratore Delegato di Cinecittà Luce Luciano Sovena e al suo team sono tutt’altro che ‘di rito’.
E’ stato un vero privilegio poter entrare in un tesoro come quello di Cinecittà Luce, poter offrire al pubblico quella che è una rilettura e, al tempo stesso, una scoperta visiva del grande passato e di anni indimenticabili.
Hollywood sul Tevere non è un film che nasce dalla nostalgia del passato, bensì dal desiderio di conoscerlo per guardare ad un futuro produttivo altrettanto elegante e glamour.
Marco Spagnoli