Note di regia del film "Christine"
Cercando in occasione del Natale alcuni libri, vidi nella vetrina di Gremese la miniatura di una donna che attirò la mia attenzione. Piccola, quasi eterea, compita e attenta davanti a un mobile scrivania, seduta in posizione di scrittura. La moltitudine dei colori, la sospensione tra cielo e terra di quel luogo misterioso, mi incuriosì.
Frugai tra le pagine di quel libro e trovai Cristina da Pizzano.
La sua vita ricca di imprevisti dolorosi, romantici, allegri, la sua forza piena di femminilità e di grazia mi toccò il cuore e provai un senso di vicinanza con una donna così lontana.
Scoprii che nacque a Venezia nel 1364, ma dopo pochi anni la famiglia si trasferì in Francia perché il padre, considerato un eccellente astronomo, venne convocato da re Carlo V che lo voleva al suo fianco.
Cristina visse negli agi dovuti alla sua fortunata condizione, ma quando il re morì, in pochi anni tutto cambiò repentinamente. Da quel momento iniziò la seconda parte della sua vita, piena di lotte e di momenti difficili, ma anche di soddisfazioni personali e di trasporti sentimentali.
Rimase sola con tre figli, senza nessun aiuto economico, senza uomini al suo fianco pronti a sostenerla perché le malattie e le guerre le avevano strappato sia il padre che l’amato marito Étienne.
Sentivo che il suo modo di rimboccarsi le maniche e di affrontare quello che la vita le offriva, sia nel bene che nel male, mi apparteneva, sentivo empatia per le sue decisioni a volte giuste a volte errate, ma sempre vitali e appassionanti. La sentivo vicina nei momenti in cui la vita le ha offerto delle occasioni e per tutte le volte che le occasioni le sono sfuggite dalle mani. Mi sono sentita trasportata dentro le sue emozioni e le ho fatte mie.
Nel film ho deciso di partire proprio dal momento in cui Cristina resta sola per narrare la sua forza e la sua grazia, per narrare di un Medioevo femminile, fatto di colori, di intimità, di ninnananne. Siamo abituati ad esaltare di quel momento storico la parte buia fatta di guerre, di morti, di pestilenze e di sporcizia.
Nel film ho preferito soffermarmi sul desiderio di pace, di serenità, di dignità che Cristina ha così chiaramente manifestato nella sua vita. Vorrei che il film ricordasse quella miniatura, sospesa nell’aria, piena di grazia, bellezza e fierezza che mi ha commossa quella sera di dicembre.
Cristina non è una donna che si risparmia, si consegna nelle mani di un destino che spesso le sembra ostile, ma che in fondo le ha dato l’occasione per far ammirare al mondo la bellezza e la potenza della sua femminilità.
Si dice di lei che fu una scrittrice medievale, credo che Cristina fosse molto meno e molto di più.
Entrò nel mondo della scrittura che allora era vietato alle donne. Ci entrò perché aveva grandi capacità, ma anche perché seppe gestire bene i suoi rapporti con gli uomini che la sostennero e a volte l’amarono. E così riuscì ad aprirsi una strada là dove strada non c’era. Riuscì ad accedere alla scrittura, facendo di necessità virtù. E la sua scrittura innovativa si contrappose a quella accademica per giungere all’umanesimo. Un percorso magico che mi ha conquistata e che sento talmente vicino da aver sentito forte il desiderio di rappresentarlo.
Vorrei fare un film fatto di interni, di calore, di passione come quella che esplose nel cuore di Cristina quando un giorno incontrò Jean (Jean Gerson). Una mente illustre, ma priva di arroganza e preconcetti. Un uomo che conosceva la fatica di emergere in un mondo chiuso e ristretto come quello del trecento, ma nello stesso tempo un uomo coraggioso, appassionato e passionale. Tra loro nacque un grande amore, basato sul sostegno, la consapevolezza, la solidarietà. Purtroppo un amore impossibile essendo Gerson uomo di chiesa. Di Cristina questo ho deciso di narrare: si è sempre consegnata alla vita senza paura, vergogna, timore, ma sempre con coraggio, femminilità e fermezza.
Il film dovrà essere ricco di grazia, ritmo, momenti ironici, lievi, colorati, cadenzati anche da musica, versi e mottetti.
La mia idea è di dedicarlo a Cristina e con lei, a tutte le donne di ieri e di oggi.
Stefania Sandrelli