Note di regia del documentario "Schiaffo alla Mafia"
Dopo l’assassinio di Falcone e Borsellino ,la Sicilia ha iniziato un percorso nuovo, lo sdegno e la voglia di dire Basta ai delitti e soprusi di Mafia è sfociato in un movimento civile di cui Libera ne è il portavoce e il progetto delle cooperative che sono riuscite a consolidarsi e diventare Impresa produttiva sono l’esempio tangibile di questo nuovo corso.
Ho scelto di raccontare la Pio la Torre perché è una cooperativa giovane, recente, che si sta consolidando e dunque ne ho potuto seguire tutte le fasi con le storie e le motivazioni personali dei suoi protagonisti.
M’ interessava ripercorrere la strada , l’avventura umana e lavorativa della cooperativa, per far conoscere il progetto legato ai beni confiscati, le modalità con cui si svolge, le difficoltà oggettive, i risultati ma soprattutto gli uomini e donne che ci lavorano.
Ho potuto così vivere momenti importanti con loro, conoscere i loro pensieri, le loro speranze, dividerne le gioie e gli scoramenti,le incazzature ed entrare nel progetto capendo la grande forza del sogno che portano avanti.
Salvo Gibiino, Floriana di Leonardo, Angelo, Domenico, insieme agli altri ,sono persone con una grande motivazione etica, un entusiasmo pieno di energie ,che ha permesso loro di superare anche momenti di crisi, perché non è facile decidere di lavorare per un anno senza potersi pagare, decidere di sacrificarsi per il bene della cooperativa.
Hanno ricevuto l’assegnazione ma non avevano mezzi agricoli per lavorare la terra, ma non si sono persi d’animo e hanno capito che si poteva far conoscere il progetto con le sue le difficoltà e sensibilizzare una terra come l’Emilia Romagna, che storicamente ha una radice di cooperativismo molto forte. Anche questo aspetto di legame fra nord e sud, a dispetto degli stereotipi che ci vorrebbero divisi, mi è sembrato un fatto narrativo interessante.
Ho girato 70 ore in stagioni diverse per poter essere presente nei momenti salienti,e ho cercato di dare una tensione drammaturgica per emozionare oltre che far riflettere lo spettatore.
Attraverso questo racconto personalizzato di uomini passa la valenza del progetto.
Ho voluto raccontare questa “avventura” per farla conoscere e soprattutto per dare nuove speranze e certezze ai giovani siciliani, che devono poter credere che cambiare è possibile, che si può creare un’alternativa di lavoro, che la MAFIA si combatte anche in questo modo.
Stefania Casini