Note di regia del documentario "Non Aver
Paura! Donne che non si sono Arrese"
Nel 2005, in occasione del 60° anniversario della Liberazione, quattro registe e attrici teatrali, Gabriella Bordin, Mariella Fabbris, Rosanna Rabezzana, Elena Ruzza, mettono in scena, su commissione dello SPI CGIL di Torino, uno spettacolo che rappresenti il ruolo rivestito dalle donne nella Resistenza in Piemonte. L’idea forte e la sfida del progetto, intitolato Non mi arrendo, non mi arrendo!, è stata quella di partire dalle testimonianze dirette delle donne che alla Resistenza avevano preso parte, rendendole protagoniste sulla scena.
In cinque comuni del Piemonte, Collegno, Pinerolo, Ivrea, Settimo, Torino, grazie ad un passaparola tra donne, si sono trovate anziane ex partigiane disposte a condividere i propri ricordi. Insieme ad altre donne più giovani e ad un gruppo di studentesse hanno preso parte a laboratori teatrali in cui si sono man mano aperte alla memoria e al racconto e hanno acquisito tecniche teatrali di base. Ne sono nati diversi spettacoli radicati ai singoli territori, il cui successo crescente e l’entusiasmo dimostrato dal pubblico e dalle istituzioni hanno fatto confluire in una grande replica, tenutasi al teatro Carignano di Torino il 25 aprile del 2005, che ha portato sulla scena più di 60 donne. Nel 2006, in occasione del 60° anniversario del diritto al voto delle donne, si è messo in scena un secondo capitolo del progetto intitolato Storie di Donne, di Diritti conquistati e da riconquistare, incentrato sulle lotte per la conquista della parità femminile nella società e nel lavoro.
Tra i due lavori teatrali corre un filo rosso trasversale: la lotta di Liberazione dal nazifascismo era intesa anche come lotta di liberazione dalla disuguaglianza e dall’ingiustizia, per molte donne aver partecipato attivamente alla Resistenza, facendosi carico di nuove responsabilità e rivestendo ruoli di primo piano, ha fatto intravedere la possibilità di un rapporto paritario tra i generi ed ha dato impulso alla nascita di una nuova consapevolezza che si riverserà, a partire dal voto alle donne e dalla loro partecipazione all'Assemblea Costituente, nelle lotte per la conquista dei principi basilari di parità, rappresentate nel secondo spettacolo.
I laboratori teatrali hanno permesso di raccogliere testimonianze preziose che solo in parte hanno trovato spazio nell'azione scenica. Obiettivo del documentario è stato quello di tirare le fila del lavoro svolto con il progetto teatrale, raccontare le tappe e i diversi significati di questo incredibile viaggio e, parallelamente, approfondire momenti particolarmente significativi della vita di alcune delle donne che vi hanno preso parte.
Le tre donne individuate come protagoniste, Bianca Secondo, Michelina Marietta, Caterina Costa Giacometti, sono state staffette, addette ai centri stampa, combattenti, ribelli; sorelle, mogli di partigiani; hanno organizzato le lotte nelle fabbriche. Sono molto diverse fra di loro, sono state scelte per il differente punto di vista che potranno portare nel documentario, permettendoci di tratteggiare un quadro, ricco di sfumature, dei diversi modi in cui le donne hanno contribuito alla lotta al nazifascismo e di quanto questo sia stato deflagrante per le loro vite. E’ soprattutto a loro che ci affezioniamo nel corso del film, è con loro che ci mettiamo in viaggio. Le altre donne che hanno preso parte agli spettacoli ritornano nel documentario come una sorta di coro, spesso intervistate in gruppi, con l'obiettivo di approfondire quella che è stata l’esperienza con il teatro e di contribuire con i propri ricordi a tratteggiare il contesto storico.
L'intero percorso, dai primi laboratori alle numerose repliche, svoltesi a Torino e nella provincia, è stato filmato nel corso degli anni in video il documentario, attraverso continui rimandi e scambi tra la messa in scena e la vita reale delle donne coinvolte, cerca di restituire la complessità e l'importanza delle loro esperienze. Analogamente a quanto realizzato per la messa in scena teatrale, sono state condotte ricerche su archivi filmici e fotografici, alcuni inediti appartenenti alle stesse protagoniste, per mettere in luce documenti quanto più possibile originali che restituiscano la centralità del ruolo svolto dalle donne in questi 60 anni di lotte per i diritti e per rafforzare l’idea, che emerge forte dalle loro testimonianze, di una partecipazione femminile alla Resistenza superiore a quella trasmessa dalla storia ufficiale.
Cristina Monti