Palma d’Oro inaspettata a "Uncle Boonmee Who Can Recall
His Past Lives". All'Italia il premio come migliore
attore ad Elio Germano per "La Nostra Vita"
Inaspettatto e a sorpresa il lungometraggio tailandese "
" ("
Lo zio Boonmee che può rivivere le sue vite passate") di
Apichatpong Weerasethakul si aggiudica una
Palma d’Oro che stampa internazionale e pubblico cannense all’unanimità pronosticavano per Another Year, lo stupendo lungometraggio del regista britannico Mike Leigh. Lo zio Boonmee, gravemente malato di reni trascorre le ultime ore della sua vita in una concessione agricola di sua proprietà, assistito dalla seconda moglie e da alcuni familiari. Il luogo solitario e la sua tranquillità filmati con ritmo lento ed introspettivo creano già le premesse per avvenimenti al di fuori dell’ordinario e momenti magici. In una sera di visioni rievocative la defunta moglie riprende le sue sembianze umane e trascorre con lui parte della cena; altre persone da lui amate, tra cui suo figlio, vagano nella foresta sotto le spoglie di gorilla dagli occhi fosforescenti. Ad un dato momento del film un’incantevole misteriosa principessa viene inghiottita da un pesce e diventa anche lei un essere dell’al di là. Queste entità spirituali che manifestano in modo concreto la loro costante presenza in mezzo agli umani sono per il regista tailandese spunti per presentare e analizzare animismo e reincarnazione caratteristiche principali del suo cinema e del film e familiarizzare lo spettatore con altri mondi. Da sempre,
Apichatpong Weerasethakul, ha voluto indicare nuove vie, che vanno al di là del reale e presentare nei suoi film la dimensione dello spirituale insolito. Il massimo premio a "
Lo zio Boonmee" ha spiazzato tutti, perciò è da chiedersi il perché della Palma d’Oro. Di risposte ce ne sono senz’altro tante. Quella più plausibile è che il presidente della giuria
Tim Burton ha reso un omaggio ad un regista che cinematograficamente si muove sulla sua lunghezza d’onda.
Se la Palma d’Oro per il migliore film ha sorpreso, gli altri premi però sono secondo copione:
Grand Prix per "
Des Hommes et des dieux" del regista francese
Xavier Beauvois che dal palco dedica il premio ai monaci trucidati in Algeria dalla furia integralista di cui ripercorre la storia nel suo magnifico film che ha molto commosso il festival.
Mathieu Amalric viene premiato come
miglior regista per il suo "
Tournée", film che narra in chiave agrodolce la storia di un perdente, lo screditato impresario di una rivista di strip-tease New Burlesque, spettacolo di girls che stravolge l’immagine della donna fatale e delle spogliarelliste degli anni 50, nell’esagerazione e il kitsch.
Juliette Binoche porta a casa la
Palma come migliore attrice per “
Copie Conforme” di
Abbas Kiarostami in cui l'Italia figura non solo nell'ambientazione toscana, ma anche tra i coproduttori. L'attrice ringraziando ricorda Jafar Panahi, il regista iraniano rinchiuso in carcere da mesi e ieri al suo nono giorno di sciopero della fame. La
Palma come migliore attore va ex equo a
Javier Bardem, interprete di
Biutiful di Gonzales Inarritu, ed a
Elio Germano, lo strabiliante Claudio di "
La Nostra Vita" di Daniele Lucchetti. L’attore ha dedicato il prmio all’Italia con questa parole: “all’Italia e agli Italiani, che fanno di tutto per rendere l’Italia un paese migliore, nonostante la loro classe dirigente.”
Anche il Ciad, per la prima volta a Cannes, si porta a casa, a sorpresa, il
Premio della Giuria che va
Mahamat Saleh Haroun per "
Un homme qui crie", sulla guerra dimenticata del suo paese.
Completamente a bocca asciutta, invece, resta il film più bello del festival: "
Another Year" di
Mike Leigh. Il Palmares, sorprendente per la Palma d’Or, ma abbastanza ponderato per quel che riguarda gli altri premi, conclude la mediocre edizione di Cannes 2010, lasciando l’amaro in bocca.
24/05/2010, 16:52
Martine Cristofoli