"La Polinesia è sotto casa": la storia di
un ragazzo che cerca una nuova vita
E' bene, è professionale che, quando si scrive una sceneggiatura, la si sottoponga alla lettura di qualcun altro. Meglio se un professionista del settore, ma anche un parente o un amico senza peli sulla lingua, se si vive in una zona non particolarmente affollata di scrittori di cinema, può andar bene. E
Saverio Smeriglio, autore e co-regista del film "
La Polinesia è Sotto Casa" non deve averlo fatto. Gli avrebbe detto che frasi come "...io non ho più spazio per sognare" che suscitano risposte del tipo "... per sognare ci vuole coraggio. Tanto!" stanno meglio in una serie tv tipo "
Gli occhi del cuore" che in un film che si propone come il "
Mercoledì da Leoni" della costa marchigiana.
Centocinque minuti centocinque di dialoghi tra i cinque o sei personaggi per dire: ok, mi sono stufato del lavoro e adesso, alla veneranda età di 34 anni (beato lui) voglio dedicarmi a ciò che mi piace, mettiamo... il surf. Quello che comporta una decisione del genere lo sappiamo tutti senza andare al cinema; mollare la fidanzata precisina (franco-romana e intrallazzona), ritrovare per caso i vecchi amici e capire che tra noi nulla è cambiato, comprare un'auto nuova adatta a contenere il surf, rispolverare la vecchia fiamma (in provincia c'è sempre carenza di femmine) con la quale non tutto è stato chiarito e che poi, diciamolo, ancora fa la sua figura.
Oltre ai dialoghi spesso pleonastici, perché li abbiamo già sentiti raccontati da o ad altri, o ne abbiamo capito il senso attraverso le immagini (this is cinema), anche il montaggio è ripetitivo, con l'inserimento reiterato di azioni (es: l'entrata delle auto in tutti i cancelli delle ville in cui ci si reca, l'entrata in bagno ogni mattina...) che non aggiungono nulla al racconto ma solo al timing.
Oltre a ciò, un professionista gli avrebbe amichevolmente detto che è cinematograficamente un errore dire "
andiamo, ci sono delle onde fantastiche" e l'inquadratura dopo vedere il mare piatto come una tavola, fermo come solo l'Adriatico sa essere. Io spettatore mi aspetto che la coppia di scalmanati surfisti risalga sul pulmino e torni a dormire, invece una baia più in là ci sono onde alte 3 metri che aspettano in agguato solo il loro arrivo.
Divertente, se voluta, la citazione morettiana: "...
è un luogo splendido, dalla spiaggia si godono certi tramonti fantastici". Godere del tramonto sull'adriatico è come aspettare l'alba sulla spiaggia di Ostia: c'è ma avviene sulla terra e mare e spiaggia sono inutili.
Inseguire i propri sogni a 34 anni e con un conto in banca a "6 zeri" è fin troppo facile. L'epilogo della storia è prevedibile subito dopo la presentazione dei personaggi; quelli negativi saranno il passato, i positivi il futuro. In mezzo l'inseguimento di un unico personaggio e della sua unica, prevedibile storia.
Gli interpreti, provenienti dai teatri delle Marche sono professionali e abbastanza bravi da salvare in parte il film, malgrado i lunghi dialoghi incastrati in scene e inquadrature fisse e senza respiro non li aiutino affatto nel lavoro.
Medusa con "
La Polinesia è Sotto Casa" piazza il colpo estivo a sorpresa, uscendo il 27 agosto in 40 copie.
03/08/2010, 16:29
Stefano Amadio