Note di regia di documentario "Per Questi Stretti
Morire (ovvero cartografia di una passione)"
"
Mentre i miei medici per amore sono divenuti cosmografi, e io la loro mappa, che giaccio piatto su questo letto, perché possano mostrare che questa è la mia scoperta sud-occidentale, per fretum febris, per morir per questi stretti, gioisco che in questi stretti io vedo il mio Occidente, poiché seppur le loro correnti a nessuno concedano ritorno, che male potrà farmi il mio Occidente? Come Occidente e Oriente in tutte le mappe piatte (e io ne sono una) son una cosa sola, così la morte tocca la Resurrezione"" (John Donne 1623).
Del De Agostini non è rimasto niente. Niente di personale. Non ci sono diari, taccuini, note, confessioni. Ci siamo spesso chiesti in questi tre anni di lavoro e indagini di cosa fosse fatto. L’unica risposta che abbiamo avuto è un’immagine, questa dell’Uomo-Mappa. Lui è il suo luogo, il luogo che ha amato, che più che emblema simbolo metafora, ne è il corpo. Quello che crediamo è che si sia accartocciato su se stesso, ricongiungendo le due estremità della mappa e trovando il suo paradiso semplicemente nel senso della sua opera.
Giuseppe M. Gaudino e
Isabella Sandri