Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

Aureliano Amadei: "20 Sigarette nasce da una lunga elaborazione
dell’esperienza più atroce della mia vita"


Presentato alla 67. Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Controcampo Italiano, il film di Aureliano Amadei "20 Sigarette". Applausi di oltre un quarto d’ora per l’autore del film sulla tragedia di Nassirya.


Aureliano Amadei:
Oggi al Lido di Venezia commozione e successo di pubblico e critica "20 Sigarette" di Aureliano Amadei, il film sulla strage di Nassirya. Il regista ha spiegato che il film nasce da una lunga elaborazione dell’esperienza più atroce della sua vita, nel tentativo di trarne qualcosa di costruttivo. Aureliano Amadei ha raccontato di aver voluto raccontare qualcosa che andasse oltre l’attentato in sé, che spiegasse la persona che è diventato e riferisse della gente incontrata nel suo viaggio, dei sentimenti provati. Perché – ci ha tenuto a sottolineare – questo è un film più di sentimenti che di guerra. Sul mondo militare ha rivelato di essere arrivato in Iraq con tutto il bagaglio di pregiudizi che si porta dietro un civile che sbarca in un aeroporto militare direttamente da un centro sociale. Ha raccontato di essersi finto gay a 18 anni per non fare il servizio militare, ma che oggi, pur non rinnegando il proprio pacifismo e l’avversità verso le soluzioni militari, ha fatto amicizia con militari professionisti e ha capito sulla sua pelle che non basta dichiararsi contrario per risolvere le cose. Il mondo militare che ha conosciuto è variegato, fatto magari anche di qualche guerrafondaio, ma pure di persone curiose e oneste, oltre che aperte. Ci sono dentro autoritari e bugiardi come simpatici e onesti, e come personalità anonime. Penso di rendergli molto più onore descrivendoli così che semplicemente come eroi senza macchia e senza paura, ha dichiarato in conferenza stampa.

"20 Sigarette" è un film che ti entra dentro poco alla volta e non ti lascia più. Il titolo viene dal fatto che l’autore è rimasto solo poche ore in Iraq, giusto il tempo di fumare, appunto, venti sigarette, un pacchetto. Nonostante un tempo così breve, il regista sopravvissuto alla strage ricorda tutto dell’attentato e dei minuti di terrore che sono seguiti. Ogni singolo fotogramma. E ha scelto di non risparmiare nulla alla visione dello spettatore. Il film è stato interamente girato in soggettiva, per ricreare la paura, il panico, la ricerca di un nascondiglio, l’orrore dei cadaveri, i colpi di mitra, le esplosioni.
Un’opera che lascia addosso una buona dose di rabbia, per l’ipocrisia di un Paese in fibrillazione per gli eroi al momento dell’accaduto, ma che dimentica presto lasciando che tutto scivoli nel presenzialismo di politici, generali e giornalisti.

05/09/2010, 16:05

Claudia Verardi