Giancarlo De Cataldo-Gabriele Salvatores: un duetto
tra cinema e giustizia al Festival di Roma
Pensandoci bene, il processo giudiziario e lo spettacolo hanno più cose in comune di quanto non si creda. Per parlare dei rapporti che intercorrono tra la “giustizia” e il cinema, la sezione “
Extra” del
Festival Internazionale del Film di Roma, ha voluto mettere a confronto due autori legati ai due temi per formazione, gusti o background, lo scrittore e sceneggiatore
Giancarlo De Cataldo e il regista
Gabriele Salvatores.
Nel corso dell'incontro, condotto dal critico
Mario Sesti, i due ospiti si sono trovati a commentare varie clip tratte da film a sfondo giudiziario, passando da una commedia come “
Divorzio all'Italiana” di Pietro Germi a un thriller come “
JFK-Un caso ancora aperto” di Oliver Stone. Il cinema ha sempre saputo restituire un'idea forte della giustizia, ma secondo De Cataldo c'è una bella differenza tra le pellicole statunitensi e i prodotti di casa nostra: "
Una scena di un film americano che mostra un processo, è sempre molto costruita, sia per il taglio dell'inquadratura, sia per gli elementi scenici. Nei film italiani tutta questa complessità viene meno e si preferisce dare forza alla parola e agli attori". Ma se De Cataldo prima di essere uno scrittore di successo, è innanzitutto un magistrato, destino opposto è stato quello del regista napoletano, figlio di avvocato, destinato in prima battuta a percorrere la strada paterna:"
Probabilmente la targhetta sulla porta dello studio era già pronta, ma gli unici avvocati che riuscivo ad amare da ragazzo erano Jack Nicholson in “Easy Rider” e Sean Penn in “Carlito's Way”.Fortunatamente mio padre aveva anche un lato “teatrale”, che usciva fuori quando teneva banco nei dopocena. Credo che il mio interesse verso lo spettacolo sia nato proprio da lì".
Nonostante la giustizia e i film ad essa collegati, cerchino di dimostrare l'esistenza della verità, secondo
Giancarlo De Cataldo quest'ultima è destinata a rimanere un fattore relativo sia nello spettacolo che nella realtà: "
Alfredo Rocco, colui che varò il codice penale, affermava che il processo può raggiungere una verità molto accettabile, ma mai una certezza, e questo è molto vero, considerando che nemmeno la prova del DNA riesce a restituirla".
03/11/2010, 17:56
Antonio Capellupo