Note di regia del film "Un altro Mondo"
Portare il romanzo di Carla Vangelista su pellicola non era cosa facile.
Non era facile trovare un bambino che sapesse suonare tutte le corde del piccolo Charlie. Non era facile calarsi nei panni di un ragazzo tanto diverso da me. Non era facile trovare il modo giusto per raccontare questa storia.
Non era facile, ma la fortuna mi ha fatto trovare lungo la strada il viso dolce e solare di Michael Rainey Jr. che come un regalo inaspettato si è presentato alla mia porta grazie a un videoclip di Tiziano Ferro. Nei tre anni che ho impiegato per preparare questo film ho avuto modo e tempo di scavare dentro di me e prepararmi a questa scommessa. Ma, cosa più importante, ho incontrato Gianfranco Morino, un medico italiano che ormai vive e lavora negli slum di Nairobi da più di vent‟anni, che mi ha mostrato un‟Africa molto diversa da quella che si vede in foto e nei documentari e che mi ha indicato quello che sarebbe stato il punto di vista “giusto” per raccontare questa storia. Gli slum di Nairobi sono luoghi dove le fogne sono a cielo aperto, dove le case sono fatte di fango e lamiera, ma dove vivono uomini che ogni mattina vanno a lavorare vestiti in giacca e cravatta, insieme alle loro mogli vestite in tailleur. Quello che dell‟Africa non potevo immaginare, ma che stando lì ho scoperto, è che in quelle baraccopoli vive la cosiddetta classe media, formata da insegnanti, operai, segretarie e uscieri di alberghi. Quello che non sapevo è che nonostante la dilagante povertà e malattia c‟è e si respira un senso di enorme dignità. Una dignità che non viene mai raccontata in televisione. Per cui ho preferito portare sullo schermo quella dignità piuttosto che indugiare sulla cacca e le mosche che sicuramente sono immagini reali ma che riflettono solo una verità parziale.
Un Altro Mondo è la storia di un viaggio, un viaggio in cui non cambiano solo i paesaggi all‟interno dei quali si muovono gli attori, ma in cui si modificano anche “gli occhi” con cui i protagonisti vedono il mondo. Proprio per questo ho sentito l‟esigenza di raccontare questo film come un leggero e graduale avvicinamento al cuore dei personaggi partendo dal loro aspetto più superficiale.
Nella presentazione iniziale la macchina da presa si muove veloce intorno ai personaggi descrivendo con inquadrature ricercate e ritmi sincopati una vita che è solo apparenza. Ma quando si arriva in Africa il linguaggio cambia radicalmente: si abbandonano steadycam, carrelli, ralenti e immagini patinate per sposare un linguaggio più semplice, più intimo. La macchina a mano respira con gli attori e li segue nel loro viaggio concentrando l‟attenzione sui soggetti più che sui paesaggi.
Questi due linguaggi, uno “romano” più superficiale e ricercato e l‟altro “africano” più semplice e intimo dialogheranno per tutta la seconda parte del film descrivendo il conflitto interiore di Andrea nell‟accettare una nuova vita che lo obbliga a stare sempre più in contatto con le sue vere emozioni.
Ho avuto la fortuna di conoscere il dott. Gianfranco Morino circa un anno fa in Kenya. Lui vive e lavora lì da trent‟anni. Ama l‟Africa e si sente un africano, e crede così tanto nel suo lavoro che ancora chiama “pazienti” e non “clienti” le persone che cura. In quell‟occasione mi ha mostrato il suo sogno che negli anni sta diventando un progetto concreto e reale. Ai bordi di una delle più grandi bidonville del centro Africa, tra fogne a cielo aperto e baracche di fango sorge una struttura bianca e pulita, circondata da un giardino verde e alberi appena piantati. Quella struttura è il Neema Hospital, l‟ospedale che sta costruendo grazie ai soldi che con la sua associazione “World Friends” sta mettendo insieme. In un posto come il Kenya in cui la sanità è appannaggio di pochi, l‟ospedale di Gianfranco è vita e speranza per le migliaia di persone che vivono in quelle bidonville, ma è anche lavoro e formazione per i giovani studenti africani che saranno i medici di domani. Il Neema Hospital è un raggio di luce, una fiamma che si è accesa per portare cure e sollievo a chi vive in condizioni disperate ed è per questo che ho deciso di sostenere la causa di World Friends e del dott. Morino.
Silvio Muccino