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Massimiliano Bruno: "Per Nessuno mi può Giudicare
mi sono basato sulla nota vicenda delle escort,
fantastica metafora del Paese che si svende"


Massimiliano Bruno, poliedrico sceneggiatore di film per la TV ed il cinema, in sala con la sua opera prima da regista "Nessuno mi può Giudicare", che racconta "la storia di una donna costretta a fare la escort". Per Bruno anche in "cantiere" una nuova commedia: "Vorrei raccontare l'Italia di quelli che dicono no, che al compromesso non ci stanno. Una sorta di secondo capitolo per vedere chi dice si e chi no, senza però dare un giudizio".


Massimiliano Bruno:
Dopo averne scritte tante, hai diretto la tua prima commedia. Da dove sei partito per concepire “Nessuno mi può Giudicare”?
Massimiliano Bruno: Il punto di partenza era fare un film sull'Italia e in realtà il mio prossimo film che si chiamerà “Viva l'Italia” doveva essere il primo. Poi la cronaca ha portato alla luce la vicenda delle escort che era involontariamente una fantastica metafora del Paese che si svende, che per andare avanti o muore o accetta compromessi. Stiamo svendendo tutto agli altri, persino i palazzi al centro di Roma e pensavo si potesse lavorare su questo. Sono convinto che in un paese, i cambiamenti vadano fatti a piccoli passi e secondo me il modo migliore per comunicare a tutti, era far passare dei messaggi attraverso la comicità.

Messaggi che hai sempre avuto ben chiari in mente?
Massimiliano Bruno: In realtà ci sono voluti anni di analisi e autoanalisi, ma con il tempo ho capito il tipo di messaggio che volevo dare. Non mi interessa se questi rubano tutto, l'importante è che non mi sporchino e che nel privato riesca comunque a realizzare una mia identità. Altrimenti la mia vita diventa un incubo e non può essere questo. La mia vita è innamorarmi o fare quelle cose che sembrano banali ma sono le più vere ed è importante fare arrivare questi messaggi al barista di Vigevano piuttosto che alla studentessa di Avellino per ricordare che la vita vera non è quella che leggiamo sui giornali. Se una sbrocca e ammazza il figlio a martellate finisce sul giornale e degli altri milioni di persone che il figlio quel giorno lo hanno portato allo zoo non si parla. Regna la politica del terrore che vuole convincerci che tutto faccia schifo e farci dimenticare della vita vera.

La forza del film sta nella costruzione di personaggi, il popolo del Quarticciolo, che seppur presenti in poche sequenze, sono così forti da far dimenticare a volte che esiste una protagonista. Da dove nascono, da racconti o da esperienze vissute?
Massimiliano Bruno: Sono nato a Pietralata e ho vissuto a Piazza Bologna, quindi in una Roma diversa da quella raccontata nel film. Per ottenere questi risultati, devi riuscire a raccontare il personaggio senza essere didascalico. Ad esempio, per far capire che Lillo fa l'antennista non serve fargli dire “faccio l'antennista” o pensavo alla Ocone come una commessa del Todis, ma questo era nella mia testa ed era inutile dirlo. E' uno studio che fai sugli equilibri della sceneggiatura ed è importante che qualsiasi scena dica qualcosa. Se riesci a non perdere di vista la storia che racconti, puoi anche divagare inserendo qualcosa che abbia un minimo di spessore. Quando mi dicono che il portiere interpretato da Rocco Papaleo lo conoscono tutti, il tipico personaggio burbero e buono al contempo ma con delle idee assurde, mi fanno il più bel complimento possibile.

Paradossalmente è invece il tuo personaggio a non evolversi, nonostante originariamente dovesse esserci in altre sequenze. Come si sarebbe dovuto sviluppare e perchè hai deciso di tagliarlo?
Massimiliano Bruno: In realtà l'ho tagliato per un equilibrio del film. Lui era il socio del marito ed era quello che svelava ad Alice che il marito era un cialtrone e non lo pagava da anni. Ad un certo punto le rubava la borsa di Prada e le rinfacciava anni di insofferenza. Poi mi sono accorto che queste cose già le diceva l'avvocato e bastava vedere le amanti al funerale e a quel punto ho pensato che fosse inutile rimarcare per il bene del film.

Il personaggio di Eva, è forse il più riuscito, e con lei racconti a tutto tondo il mondo delle escort senza scadere in preconcetti o banalità. Ci parli del lavoro di ricerca che hai affrontato?
Massimiliano Bruno: E' vero che racconto la storia di una donna costretta a fare la escort, ma è vero anche che in tante lo hanno scelto ed Eva è una di quelle. Ho incontrato cinque escort professioniste per far loro delle interviste e sentire delle storie vere. Quello che accade nella scena dello yacht l'ho saputo un anno e mezzo fa, prima che tutto uscisse sui giornali. Una ragazza mi aveva raccontato che in genere chiamano le capogruppo dicendo di portarne altre quattro o cinque carine e vestite in un certo modo e magari si ritrovano in quaranta con venti uomini. Ci sono alcune esperienze frivole, altre profondissime con situazioni di indebitamenti e minacce di morte alla famiglia.

E' noto il sodalizio con Fausto Brizzi, e siete autori di una commedia che è riuscita a riportare grandi masse di pubblico a cinema. Al di la dell'amicizia, qual'è il segreto del successo?
Massimiliano Bruno: Il segreto è voler bene alle persone e avere l'interesse, quando vai a comprare il giornale, di parlare con il giornalaio. E' importante non farsi educare solo dalla televisione, dai politici o dai calciatori, ma vivere con la gente vera. Se ci parli scopri che l'Italia non è quella della tv e per un coatto che va dalla de Filippi, esistono altre venti persone a cui non interessa quel tipo di vita e preferisce un libro o una passeggiata. Visto che fa più audience si parla più delle cattive persone che delle brave.

Rimettendo magari in discussione i modelli. Oggi tira Corona ad esempio...
Massimiliano Bruno: Certo, perchè Corona attira come può attirare un incidente in un gran premio di Formula1 o sull'autostrada, che ti fermi a guardare perchè un po ne hai paura e un po rifletti sul grado di umanità. Uno che dice le stronzate che dice Corona ti fa riflettere sul fatto che esista gente che lo fa davvero. E' il principio del Grande Fratello, in cui credo selezionino apposta delle persone narcisiste e magari un po malate di mente perchè se mettessero persone che dicono cose corrette, pensano che il pubblico potrebbe annoiarsi. La tv credo vada vista sempre meno perchè è una parata di mostri.

Il tuo film esce nella stagione in cui la commedia, da “Benvenuti al Sud” a “Che Bella Giornata”, ha sbaragliato tutti i record. Come ti spieghi questo fenomeno?
Massimiliano Bruno: Anche questo è un fenomeno sociale. La gente ha meno soldi e in questi tempi il cinema ha sempre trionfato in Italia perchè è il bene di consumo ludico più fruibile. Ti costa un terzo del teatro, meno della lirica e per portare tua moglie a cinema con coca cola e pop-corn sborsi venti euro e hai risolto la serata. Per il teatro il biglietto ti costa già venti euro, non ci stanno i pop-corn e ti tocca pure andare a cena. Poi mettici pure che siamo depressi perchè il Presidente del Consiglio dovrebbe essere, in un paese civile, una sorta di secondo padre, di cui essere fiero, come poteva essere John Fitzgerald Kennedy per gli americani. Se scopro che mio padre va a mignotte, si rifà in continuazione la plastica facciale, è indagato per processi e fa battute fuori luogo, ma sarò un po depresso? A quel punto devo andare a divertirmi per dimenticare e questo sta succedendo in Italia, perchè uno che prende 900 euro al mese e sente la storia della casa di Scajola, torna a casa con il travaso di bile perchè pensa che questa gente la paga lui.

Hai scritto e interpretato numerosi film per cinema e tv, ma di recente è innegabile quanto il personaggio di “Martellone” nel serial “Boris” ti abbia reso noto ai più. E' complicato impersonare personaggi che “recitano” e per giunta male?
Massimiliano Bruno: Ti dirò, non l'ho trovato particolarmente difficile. Mi è bastato vedere un po di spettacoli comici romani che sono nove su dieci abbastanza inquietanti e dovevo fare quello. Poi lì abbiamo molto spazio per poter fare una cosa come la sai fare e a mio avviso il segreto per il successo è prendere attori bravi. Questo vale anche per il mio film, perchè se non avessi avuto la Cortellesi e avessi avuto una meno brava non avremmo avuto questo risultato. In “Boris” è stato facile perchè viviamo in un paese di mostri e non è così difficile riprodurli in una situazione in cui devi essere sempre sopra le righe.

Dopo aver trattato il compromesso, nel prossimo film cambierai quindi registro?
Massimiliano Bruno: Vorrei raccontare l'Italia di quelli che dicono no, che al compromesso non ci stanno. Una sorta di secondo capitolo per vedere chi dice si e chi no, senza però dare un giudizio. Spero di avere una parte di attori già presenti in “Nessuno mi può Giudicare”, per il resto si vedrà!

15/03/2011, 08:47

Antonio Capellupo