Note di regia di "Capitan Salgari"
La sera in cui ho ricevuto l’incarico di realizzare un documentario su Emilio Salgari ero a cena dai miei genitori. Mio padre, dopo aver appreso la notizia, ha subito attaccato con l’elenco dei romanzi salgariani della sua infanzia, salutando con un brindisi Sandokan e il Corsaro Nero. Volendone sapere di più,
mi sono ritrovato a tavola con la solita enciclopedia tra le mani, dal momento che i miei, sempre attenti all’economia domestica, non hanno mai sentito il bisogno di installare una connessione internet.
In casa loro le questioni di natura nozionistica si sono sempre risolte per mezzo di quell’enciclopedia acquistata a rate negli anni settanta.
L’enciclopedia “Universo” è stata la fonte delle mie ricerche scolastiche, il mezzo attraverso il quale ho scoperto i luoghi, le vicende storiche e i personaggi che non rientravano nei programmi di studio; ma soprattutto
ha rappresentato lo strumento col quale risolvere le diatribe che si accendevano in casa su questo o quell’argomento.
Quella sera, la Voce Emilio Salgari (Verona 1862 – Torino 1911), corrispondeva alla descrizione di un uomo misterioso, un Capitano di Marina che, avendo girato il mondo in lungo e in largo, aveva pensato bene di descriverlo minuziosamente ambientandovi le avventure di personaggi indimenticabili come Sandokan e il Corsaro Nero.
Io credevo che la storia fosse un altra.
Avevo sentito dire che il Capitano non era un vero Capitano, e che quei viaggi erano solo il frutto della sua immaginazione.
Forse lo confondevo con Verne?
Sapevo che Salgari non si era mai mosso da casa sua, eppure era scritto li, in quel librone che aveva rappresentato, per tanti anni, la fonte di una verità inconfutabile.
Era mai possibile che il Capitano avesse ingannato anche l’enciclopedia “Universo”?
Marco Serrecchia