Note di regia del film "Missione di Pace"
C’è una coppia male assortita che si nutre di un’ antica avversione. Sandro Vinciguerra è un autoritario ufficiale dell’esercito, mentre Giacomo è suo figlio, incasinato e radicalmente pacifista. Quando Giacomo arriva nel campo militare (che si trova a Grz, regione immaginaria dei Balcani) dove il padre lavora in una missione di pace, è come un virus che porta scompiglio. Distrugge tutto ciò che suo padre costruisce, ostacola la sua carriera e fa crollare la sua autorità. La confusione di Giacomo è totale: i suoi discorsi sono un guazzabuglio di suggestioni, la sua guida morale è un Che Guevara confuso e decisamente in crisi. Ma è dal suo comportamento caotico che nasce la risoluzione della missione del padre.
Il criminale di guerra è ispirato a quei criminali ancora latitanti, dopo tanti anni dalla fine della guerra, nella ex Jugoslavia. Ce lo siamo immaginato ormai stanco, costretto alla macchia da una fuga senza speranza, disposto a contrattare la sua resa con il primo che ha il buon senso di parlarci.
I personaggi sono senza direzione, tutti delle zucche vuote che hanno bisogno di un’autorità fuori di loro. La loro difficoltà è capire il senso delle cose che fanno, perché hanno perso i sentimenti e non sanno più dove cercarli.
Giacomo finisce per trovare un gruppo di persone con le quali portare inaspettatamente a termine la sua missione. Il mondo del padre e quello del figlio si contaminano e, anche se solo per un attimo, davanti a loro si svela qualcosa di nuovo.
Francesco Lagi