CADENZA D'INGANNO Doc (ir)risolto tra le strade di Napoli
E'
un esperimento curioso e interessante quello di Leonardo Di Costanzo e di "
Cadenza d'Inganno".
Nella primavera del 2000 il regista ha iniziato a girare un film sugli adolescenti a Napoli.
Dopo aver intervistato diversi ragazzi, si è focalizzato su Antonio, un ragazzino del quartiere Montesanto che ha accettato di farsi riprendere da lui nelle sue giornate, passate tra la scuola e i giochi con gli amici.
Poi, un giorno, senza motivo,
Antonio ha deciso di interrompere l'esperienza e Di Costanzo si è trovato con ore di girato inutilizzabili, fino a quando pochi mesi fa... Non è il caso di svelare tutto, il fattore sorpresa ha il suo valore nella visione di questo documentario, sicuramente insolito.
Immagini "rubate" (spesso la telecamera spia dalle finestre la vita del quartiere), interviste ai ragazzi del quartiere (
il "focus" del documentario era poco chiaro, molto incentrato su Antonio ma con spazio anche per altri protagonisti non abbastanza approfondito...),
un quadro incompleto ma realistico - anche se per forza di cose datato - della vita borderline in una zona degradata di una città difficile.
Ma se la storia di Antonio ha un senso anche con otto anni di distacco,
il documentario lascia perplessi per le altre storie. "Cadenza d'Inganno" (titolo criptico per un lavoro inusuale) resta un documentario irrisolto, che oltre alla curiosità per la sua storia lascia poco altro.
Una curiosità meta-cinematografica: tra i ragazzi intervistati nel 2003 c'è anche Ciro, un giovanissimo pugile. Lo stesso
Ciro (Pariso) che negli anni successivi sarebbe diventato campione italiano e protagonista unico del documentario di Marcello Sannino "Corde".25/10/2011, 09:15
Carlo Griseri