"I Primi della lista" - Una storia tanto surreale quanto vera
Certe storie sono come il vino, più passa il tempo più diventano gustose. Storie da bar, da locanda o da piazza, tramandate di generazione in generazione, degne di entrare a tutti gli effetti nella mitologia cittadina, e qualche volta marchiate come leggenda.
Proprio una di queste ha convinto lo sceneggiatore
Roan Johnson a passare nuovamente dietro alla macchina da presa, dopo l'esperienza del film collettivo "
4-4-2", e a realizzare "
I primi della lista", presentato come evento speciale alla VI edizione del Festival Internazionale del film di Roma.
L'episodio, tanto surreale quanto vero, è ambientato a Pisa e costò "la faccia" a tre giovani che, convinti dell'arrivo di un colpo di stato in Italia degno della "dittatura dei colonnelli" greca, fuggono in Austria per chiedere asilo politico. Il primo ad esserne convinto era proprio Pino Masi, cantautore amico di De Andrè e perciò mito assoluto per il Lulli e il Gismondi, studenti universitari che si ritrovano in men che non si dica a lasciare Pisa, a sfondare un posto di blocco e a provare l'ebrezza del gabbio austriaco.
Da una vicenda facilmente raccontabile in pochi minuti davanti ad una birra ghiacciata, non era facile riuscire ad ottenere un lungometraggio, soprattutto una commedia diversa dal solito.
Johnson ce l'ha fatta, firmando un film originale che per ironia e tempi comici sembra arrivare dal passato, quando i personaggi non erano macchiette e le situazioni non puzzavano di costruito. Buona parte del merito va al vero
Renzo Lulli, che a distanza di anni ha avuto il coraggio di fare outing, scrivendo per filo e per segno la trama della più grande "cazzata" della propria vita.
Se la prova "pisana" di
Claudio Santamaria si può dire ben superata, a sorprendere sono gli esordi nel cinema di
Francesco Turbanti e
Paolo Cioni, perfettamente calati nei ruoli degli eroi partiti per fare l'impresa e tornati con la coda fra le gambe.
Il film uscirà venerdì 11 novembre in 20 copie con Cinecittà Luce, ma in tempi di commedie confezionate con lo stampino, avrebbe meritato qualcosa in più.
09/11/2011, 07:00
Antonio Capellupo