Dal 3 al 7 dicembre l'edizione 29 di Sulmonacinema
Far rivivere le accattivanti silhouette e le colorate immagini sullo schermo del cinema Pacifico a Sulmona, chiuso forzatamente dalla fine di maggio, e farle continuare a danzare, si spera. Riaprire le porte di uno spazio dell’immaginario e restituire il “loro” cinema ai sulmonesi, per godersi le visioni e una fetta (perduta) di vita pubblica.
E' questo l’intento dell’edizione 2011 di Sulmonacinema, guidato da Roberto Silvestri, il cui perno centrale rimane
il giovane cinema italiano in concorso con otto opere, che saranno premiate (miglior film, miglior regia, miglior attrice e miglior attore) come sempre da
una giuria composta da allievi di scuole di cinema, quest’anno sotto la guida di Enrico Ghezzi.
Due eventi speciali sotto l’egida della “cura della cultura” mettono in rilievo problemi e soluzioni possibili, "Chi ha cura dei luoghi della cultura a Sulmona?", il 20 novembre alle 18 alla Sala Conferenze Comunità Montana Peligna, e "Chi ha avuto cura del Nuovo cinema Pacifico a Sulmona?", a Roma al Teatro Valle Occupato il 24 novembre dalle 21.00.
Attorno al nucleo di Sulmonacinema 2011 costituito da opere prime e seconde di registi italiani si aprono alcune finestre sul divenire politico-sociale nei mesi passati nella sezione Metamorfosi nel Mediterraneo, dalle primavere arabe con
Tahrir, Liberation square di Stefano Savona, girato nei giorni caldi delle prime sollevazioni del popolo egiziano al Cairo, alle “primavere italiane” di varia natura: dalla elezione di Pisapia a sindaco di Milano nell’opera collettiva
Milano 55,1. Cronaca di una settimana di passioni (a cura di Luca Mosso e Bruno Oliviero) all’odissea dei cassintegrati della Vinyls in
Pugni chiusi di Fiorella Infascelli e
una selezione di corti che toccano temi più o meno scottanti, come l’ancora presente terremoto a "L’Aquila in Territorio", diretto da Alessandro Ciotti, Stefano Ianni e Cosimo Gabriele Scarano (con l’aiuto di Peter Ranalli e la supervisione di Gianfranco Pannone), le varie maschere indossate da tutti nella vita quotidiana in "Ethos" di Fabrizio Ferraro, e una storia sulla fine del cinema, la sua morte, la sua resurrezione e la sua trasfigurazione nel videogioco viene narrata in "Game over" di Federico Ercole e Alberto Momo, come del resto, dati di Hollywood alla mano, sta già avvenendo.
Infine
due omaggi: al fotografo Romano Martinis, che in Il ballo, girato durante uno suoi vari viaggi nell’Afghanistan lacerato dall’eterno conflitto, riesce a catturare immagini ‘avulse’ e danzanti di un futuro di pace.
E a Wilma Labate che ha coordinato, su un tram romano, un’azione-happening sull’8 marzo (sue origini e conseguenze).
19/11/2011, 09:22