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Alan Parker: "Il mio prossimo film? Una storia d'amore"


Il regista inglese è ospite d'onore del Sottodiciotto Film Festival: per lui una retrospettiva e una monografia, le prime in Italia sul suo cinema.


Alan Parker:
Alan Parker (foto di F. Rusich)
Qualche ricordo dai suoi film?
Sir Alan Parker:
Sono passati 30 anni (quasi) da "The Wall", ed era prima dell'arrivo di Mtv. Quel film ha contribuito molto alla nascita della tv musicale, ma purtroppo da allora vedo che le cose sono molto regredite.
"Fuga di mezzanotte" è un film che ancora da fastidio dopo quasi trent'anni! Quando lo ripropongono, ci sono ancora turchi che davanti alla sala distribuiscono volantini con scritto "Non è vero nulla!". Una cosa strana, è arte, sono passati tanti anni: lasciate stare!
"The life of David Gale" è un film molto importante perché politico, parla di un argomento difficile ed è stato fatto in America. A loro non piacciono questi film (non per altro, ma perché non sono "commerciali") ed esserci riuscito lo ritengo davvero prezioso.
"Mississippi burning" è stato un altro lavoro difficile, criticato sia dai bianchi sia dai neri. Agli americani non piace essere criticati. Il film è riuscito nel suo scopo, far parlare.
"Fame" non doveva chiamarsi così, il titolo era "Hot Lunch". Poi mentre stavo lavorandoci su sono passato davanti a un cinema porno, e il film in programmazione si chiamava proprio "Hot Lunch". E il protagonista era un ragazzone muscoloso di nome... Alan Parker! Ho subito cambiato il titolo!

E dei suoi attori?
Sir Alan Parker:
Ho un ottimo ricordo di Mickey Rourke e di Robert De Niro in "Angel heart". Mickey aveva un talento unico, difficilissimo da gestire (un miracolo anche solo portarlo sul set) ma era così bravo che lo sopportavo. Era un bambino capriccioso. Dopo quel film la sua carriera ha preso una piega che fatico a spiegarmi.
De Niro era difficile in un senso opposto, maniacalmente professionale. Voleva controllare ogni aspetto del suo personaggio, anche la crescita di millimetri delle unghie finte che doveva usare!
Di Madonna da gentiluomo inglese non dovrei parlare... Sul set di "Evita" è stata molto difficile, anche se con me è stata sempre fantastica. Con le maestranze, invece... Ma bisogna capire che in quel periodo era la persona più famosa al mondo, come la stessa Evita ai suoi tempi. Una professionista eccellente, comunque.

Qual è il suo rapporto con la tecnologia nel cinema?
Sir Alan Parker:
A me non piace il 3D, ho sempre creduto che interferisca con il racconto della storia. Poi però ho visto "Hugo" di Martin Scorsese, e per la prima volta ho pensato che dal punto di vista creativo avesse una forte valenza (ma è costato 140 milioni di dollari, un importo di entità oscena).
Vedo i giovani nelle scuole di cinema, e tutti mi chiedono sempre cose sulla tecnologia, non più sul raccontare storie, sulla drammatizzazione. Oggi tutti possono fare film, ma non so se sia un bene.

C'è qualche genere che vorrebbe trattare? Qualche attore con cui avrebbe voluto lavorare?
Sir Alan Parker:
Mi manca la fantascienza, ma non credo faccia per me... Non sono abituato a pensare per "generi", in inglese questa parola non c'è e ho imparato a conoscerla a Parigi, "genre". Quello che mi interessa è raccontare una storia.
Non ho mai lavorato con Jack Nicholson, e mi sarebbe molto piaciuto. C'è stato anche un periodo in cui avrebbe dovuto essere in "Angel heart" (come anche Marlon Brando, nel ruolo di Lucifero) ma poi non se ne è fatto nulla. Peccato.

Lei ha iniziato nel mondo della pubblicità: cosa le ha insegnato?
Sir Alan Parker:
Non ho mai frequentato scuole di cinema, e quella per me è stata una palestra fondamentale. Dover realizzare ogni settimana un "piccolo" film da 30 secondi mi ha insegnato soprattutto a non sprecare nessun secondo, a non annoiare mai il pubblico.

Il suo ultimo film, "The life of David Gale", è del 2003. Poi si è dedicato ai romanzi: c'è ancora il cinema nel suo futuro?
Sir Alan Parker:
Amo rispondere che svegliarmi alle 5 di mattina per 7 giorni alla settimana, magari stando in mezzo al fango del Mississipi e dormendo in un alberghetto, è una prospettiva che non mi attira più.
La verità è che sto lavorando a un film, una storia d'amore: la sceneggiatura non è mia, e di un autore portoricano-americano, ma tutto dipenderà dalla risposta che avrò dall'attore che voglio nella parte principale. Se dirà sì, il film si farà.


Alan Parker su Fame


12/12/2011, 10:46

Carlo Griseri