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SOTTODICIOTTO 2011 M. Risi: "Giro un thriller sull'Italia"


Il regista è ospite della manifestazione torinese, che gli ha consegnato la Targa Città di Torino - Sottodiciotto Filmfestival e gli ha dedicato una mini-retrospettiva


SOTTODICIOTTO 2011 M. Risi:
Marco Risi (foto di F. Rusich)
Nella sua carriera ha spaziato molto tra i generi.
Marco Risi:
A me sarebbe molto convenuto, dopo "Mery per sempre", "Ragazzi fuori" e "Il Muro di gomma", rimanere nel genere del cinema civile: forse sarebbe stato meglio. E invece mi diverte sbandare, fare qualcosa che non sia sempre uguale: è impegnativo anche fare una commedia come si deve! Anzi, forse è più difficile fare una commedia!

Negli ultimi anni si è dedicato molto a "ritratti", da Maradona a Siani, passando per il Provenzano tv de "L'ultimo padrino".
Marco Risi:
E' vero. Nel 2005 dovevo fare "Fortapasc", poi è saltato e mi sono trovato in mano i progetti su Maradona e Provenzano. Mi sono anche detto: "Non ho mai fatto un film biografico e ora rischio di farne tre di fila!". E così è andata...
Mi sono molto divertito a fare il film su Maradona, è stato bello girare in Argentina, anche se avevo la famiglia contro, la moglie in particolare.
Quello a cui tenevo di più era però "Fortapasc": le difficoltà sono sempre le stesse, quando si parla di qualcuno che è esistito davvero (o, come Maradona, ancora esiste!): che ci sia qualcuno che dice "non è vero, non era così"...
La cosa migliore da fare per un regista in questi casi è immaginarsi il personaggio, farsi una propria idea e non limitarsi solo a quello che ti dicono. Devi renderlo "tuo".

Lei è stato sceneggiatore, produttore e regista: quale ruolo preferisce?
Marco Risi:
Come produttore è durata poco, ho perso tutti i soldi investiti! L'unico film che è andato bene è stato "Il bagno turco", anche se altri film belli - tra cui diversi esordi - li abbiamo fatti. Ma è andata male.
Fare il regista mi piace molto, anche se mi affatica: bisogna essere veramente come i capitani di una nave, tutti ti vengono a chiedere quello che devono fare, non sempre è semplice e poi c'è il rischio dell'ammutinamento! A me è quasi successo con "Mery per sempre", il produttore non era convinto di ciò che stavo facendo e per poco non mi sostituivano...
Scrivere, infine, mi piace, ma mi piace farlo in gruppo, confrontarsi con gli altri, il rapporto che si crea.

Cosa guarda Marco Risi al cinema?
Marco Risi:
L'ultimo Sorrentino, "This must be the place", mi è piaciuto abbastanza, non ho amato il finale (da quando "torna" il personaggio del cacciatore di nazisti interpretato da Judd Hirsch): temevo che il film non mi piacesse, ma quando mi sono abituato all'andatura lenta e sbilenca di Penn, forse un po' esagerata, mi è piaciuto molto. Sorrentino ha un grande talento, glielo riconosco, ed è bello che oggi la gente dica "Vado a vedere un film di Garrone" o "di Sorrentino", come un tempo si diceva di Fellini o Visconti. E' un bel segnale.
"Gomorra" per me è un capolavoro, per me è come un reportage di guerra, e la cosa più bella è che è tutto ricreato.
Qualcuno dice che "Fortapasc" sia meglio di "Gomorra", ma no! Il mio è più classico, più circolare, ha un protagonista, mentre "Gomorra" no, è rapsodico.
E' forse stato la causa del minor successo di pubblico di "Fortapasc", il film di Garrone è stato molto visto, molto discusso ed è molto bello, ma la gente uscendo dal cinema non aveva voglia di vedere qualcosa che gli assomigliasse, e hanno pensato che il mio film potesse assomigliargli in qualche modo.
Devo poi recuperare "Io sono Li", me ne hanno parlato benissimo e sono molto curioso, ma ancora non sono riuscito a vederlo.

Quali sono stati i suoi maestri?
Marco Risi:
Il film che ha cambiato la mia vita è stato "Il posto" di Ermanno Olmi. Ora ho paura a guardarlo perché temo svanisca quell'effetto. A 11 anni andavo al cinema tutti i giorni, vedevo qualunque cosa fosse proposto dall'oratorio vicino casa, senza preoccuparmi di cosa fosse. Erano perlopù film di genere, e un film così piccolo, personale, intimo mi ha colpito moltissimo.
Se devo dire un nome solo però dico Billy Wilder. nessuno come lui ha spaziato tra i generi con tale maestria. Oggi va di moda molto muovere la macchina da presa, forse perché crea confusione e "impapocchia" il tutto. Far muovere gli attori è più difficile (e Wilder era un maestro in tal senso!), ci vuole un rapporto con la recitazione che oggi molti registi non hanno più, sono troppo presi dalla tecnica.
Oggi si guarda un film dal monitor, a 20 metri dalla scena: in "Fortapasc" io ero sempre vicino alla macchina da presa, ed è servito molto per la resa del film. Una volta, durante le riprese de "L'ultimo capodanno", è passato a trovarci Alberto Sordi, che voleva parlare di un film da fare con Monica Bellucci. Mi ha visto al monitor e mi ha detto: "Che stai a fa', guardi la tv?". Aveva ragione!

Ci può dire qualcosa sul suo prossimo film?
Marco Risi:
Sono in piena preparazione di un film che inizierà il 30 gennaio. E' un thriller ambientato oggi a Roma, con Luca Argentero protagonista nel ruolo di un detective che indaga su fatti apparentemente molto facili da seguire, e che invece si rivelano molto loschi e intricati, con politica, intercettazioni... Racconta l'Italia che conosciamo con un plot che mi sembra venuto molto forte, scritto con Andrea Purgatori e Jim Carrington, come "Fortapasc".
Il titolo è ancora in dubbio, non lo posso dire. Diciamo che c'è un personaggio molto potente, una donna molto bella, interessi molto forti sotto, tre morti che non sembrano omicidi: credo si possano dire molte cose sul Paese anche con un film di genere. Le ispirazioni? Dico tre titoli: "Chinatown", "I tre giorni del condor" e "Il lungo addio".

14/12/2011, 08:10

Carlo Griseri