Note di regia del documentario "Golpe nella Prigione Verde"
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Stavamo protestando pacificamente quando è arrivato l’esercito, con i carri armati, con i fucili, con i lacrimogeni, sparavano veramente, ci sono feriti, persone picchiate, arrestate, morte.
Hanno arrestato più di 300 persone. Ci rivolgiamo al mondo!"
Queste le parole urlate da uno dei manifestanti che, appreso del golpe, si è precipitato in strada per protestare.
Come non rispondere a un tale appello?
Le interviste mettono a fuoco un paese, il terzo più povero dell’ America Latina, ostaggio di una spietata oligarchia minacciata dalle misure troppo democratiche adottate da Zelaya.
Il girato realizzato da Ramon Hernandez, filmmaker honduregno che il giorno del golpe si è precipitato armato di telecamera a documentare l’occupazione militare della casa presidenziale, ci ha permesso di raccontare le ore immediatamente successive al golpe, aggiungendo un immenso valore all’impatto visivo.
Non abbiamo voluto limitarci a una cronaca del golpe, ma raccontare quali interessi geopolitici si giocano in Honduras sottolineando come i media sembrano presenti solo per le dichiarazioni ufficiali.
Nel montaggio l’ intreccio tra le riprese on the road e le dichiarazioni ufficiali vuole esasperare la distanza fra l’evento e come i media lo presentano. Questa contrapposizione è ciò che rende ancora piu’ drammatica la realtà honduregna.
Da qui il mio interesse a documentare cio’ che i media ignorano, con particolare riguardo per quei paesi nei quali sono in atto processi di democratizzazione fortemente ostacolati dai grandi interessi economici degli USA che, in America Latina, con l’appoggio della chiesa cattolica, hanno sempre sostenuto le dittature e le oligarchie.
I media, occupati a creare mondi altrimenti inesistenti, ci negano la possibilita di sapere vedere il mondo nella sua follia terminale.
Ma non era finita l’ epoca delle dittature in America Latina?
Se questo è un golpe o l’ennesimo colpo messo a segno dal sistema dei media decidetelo voi.
Roberta Ferrari