Fondazione Fare Cinema
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"365 without 377", in India con Adele Tulli


La documentarista italiana, ospite in Messico, racconta l'esperienza nel realizzare il suo film in India. Prodotto da Ivan Cotroneo


L'occasione dell'appena concluso 27. Festival di Guadalajara ha visto una giovane documentarista italiana, Adele Tulli, presentare il suo primo lavoro "365 without 377" nell'ambito del Premio Maguey, sezione dedicata alla cultura e ai film LGBT.
Il documentario che ha ottenuto una eccellente risposta, indaga attraverso le storie d tre persone il processo di depenalizzazione dell'omosessualità in India, dove fino al 2010, grazie all'articolo 377 appunto, si veniva incarcerati per anni se trovati "colpevoli". Reato, sia ben chiaro, introdotto dall'occupazione inglese. La cultura indiana mai prima dell'invasione aveva ritenuto giusto punire un tale comportamento. Il lavoro della Tulli parte dai 365 giorni senza l'articolo 377, ovvero dalla celebrazione di un anno di libertà da parte della comunità LGBT che tuttavia incontra ogni giorno difficoltà di ogni tipo, nonostante tutto.

Come mai ti trovavi in India e come hai incontrato i tuoi protagonisti?
"Mi sono laureata in studi orientali e da anni mi occupo di movimenti sociali in India contemporanea, in particolare di movimenti femministi. Quando la Corte di Delhi ha emesso il verdetto sull'articolo 377 del Codice Penale Indiano, finalmente abolendo questo retaggio coloniale che criminalizzava l'omosessualità, i movimenti LGBT, finora molto sotterranei, hanno cominciato ad imporsi nel dibatto nazionale, rivendicando visibilità e diritti. Io in quel momento ho deciso di andare a Bombay/Mumbai a conoscere dal vivo queste realtà. Arrivata a Mumbai sono entrata in contatto con la scena LGBT, anche partecipando al Kashish festival, il primo festival di cinema queer della città. Quando sono arrivata le varie realtà lgbt erano impegnate nell’ organizzazione delle celebrazioni per il primo anniversario dello storico verdetto della Corte di Delhi. Così è nata l’idea del documentario, abbastanza spontaneamente. Inizialmente pensavamo di fare solamente un piccolo reportage della giornata di piazza, poi il progetto si è allargato, anche grazie ad Ivan Cotroneo.
Si è deciso di seguire delle persone che partecipassero alle celebrazioni dell'anniversario, ed ho proposto l'idea a vari amici ed amiche. La scelta finale dei tre protagonisti è stata determinata dal fatto che Beena Pallav e Abheena presentano una prospettiva abbastanza eterogenea sull'esperienza di una esistenza queer nella città di Mumbay, ognuno/a di loro aveva una storia importante da raccontare ed erano pronti a farlo esponendosi in video".

Che difficoltà hai avuto nel girare e produrre? Com'è stato l'incontro con Cotroneo?
"Ivan aveva appena fondato una piccola casa di produzione, la 21, con la quale si poneva la sfida di dare a progetti come il mio la possibilità di vedere la luce... Quando ha saputo che ero in India e cercavo di realizzare un film su questa storia, gli è piaciuta l'idea, ha creduto nel progetto e mi ha proposto la produzione. Il suo contributo è stato fondamentale per la realizzazione del documentario. Non ho incontrato grandi difficoltà nel girare e produrre, a parte quelle generali che puo presentare una città come Mumbai durante il monsone... Ma ho avuto la fortuna di essere affiancata da persone fantastiche che hanno lavorato con me e senza il quale aiuto non avremmo realizzato il film. Kush Badhwar, direttore della fotografia, in grado di manovrare la camera anche sotto le piogge monsoniche, Andrea Iannetta, mio caro amico dai tempi del liceo, che ha studiato cinema alla Film and Television Institute of India e mi ha assistito nella produzione, e tanti altri amici e amiche del collettivo QAM (Queer Azaadi Mumbai, che riunisce tutte le realta queer della citta) che hanno creduto nel progetto e mi hanno sostenuto".

Che situazione c'è oggi in India? Alla fine il doc lascia una porta aperta... alla chiusura!
"Dopo più di 2 anni dalla sentenza della Corte di Delhi, l'articolo 377 e' ancora in discussione alla corte Suprema. Perché il sistema giudiziario indiano prevede che se un articolo della costituzione viene modificato da una corte di uno stato (in questo caso la corte di Delhi), la modifica ha effetto su tutto il territorio nazionale, fino a che una corte di un altro stato non si opponga al verdetto. Questo vuol dire che al momento la legge è valida in tutta l'India, ma potrebbe essere soggetta in ogni momento a nuovi cambiamenti. Solo la sentenza definitiva della corte suprema sancisce l'approvazione definitiva della modifica costituzionale e questa sentenza non è ancora arrivata. La corte suprema ha rimandato per mesi la discussione sull'articolo 377 e proprio in questi giorni sta affrontando la questione. Speriamo che la sentenza della corte suprema arrivi a breve e ovviamente che appoggi la sentenza della corte di Delhi".


Che progetti stai seguendo ora?
""365 without 377" e' stato il mio primo lavoro documentario ed ho scoperto una passione. Al momento sto sviluppando la ricerca per un nuovo progetto, questa volta in Europa, a proposito delle realta migratorie nel mediterraneo e della sempre piu severa militarizzazione dei confini Europei.. Ma tutto il lavoro è in fase embrionale".

12/03/2012, 08:30

Elena Dal Forno