Antonello Sarno torna a raccontare gli anni della "dolce vita", l'Italia del secondo dopoguerra che dopo gli stenti del conflitto rialzava la testa e si regalava sogni e sfarzo: nel cinema, con successi ancora oggi indimenticati nel mondo, ma anche nella moda.
Emilio Federico Schuberth ne è stato il protagonista indiscusso, primo stilista (ma ai tempi si diceva ancora "sarto", come spiega Christian De Sica) a
diventare vero fenomeno di costume e a usare i media a proprio piacimento (diventandone però anche lo zimbello per i suoi atteggiamenti sessualmente equivoci e per le sue manie di protagonismo).
Il primo stilista italiano a sfilare a Parigi, il primo ad avere un grande atelier in via dei Condotti a Roma:
tutte le star del cinema italiano, e non solo, si vestivano da lui e lui fino al 1972 anno della sua morte continuò a creare per rendere le donne più belle. Tutte le donne, anche quelle che non si potevano permettere capi di alta moda e per cui realizzava un antesignano "pret-a-porter".
Lo stilista viene
raccontato dalle testimonianze della figlia e di chi lo ha conosciuto: uno schema classico quello scelto da Sarno, basato s
u interviste e (preziosi) materiali di repertorio recuperati dai cinegiornali d'epoca. Stonano un po' le lunghe didascalie a scorrimento ma il documentario non ne risente più di tanto
e rimane interessante e godibile fino al termine.
25/04/2012, 10:31
Carlo Griseri