Da Sodoma a Hollywood, premiata Luciana
Littizzetto, omaggio a Giò Staiano
Luciana Littizzetto è la protagonista di martedì 24 aprile in un doppio incontro, alle 11.00 nella sala 3 del Cinema Massimo e alle 20.00 sempre al Massimo (sala 1) per la consegna del Premio “Dorian Gray”.
Proseguono le proiezioni del
Concorso lungometraggi con due pellicole, una dai Balcani e una dalla Cina.
Possono un gangster omofobo e un veterinario gay allearsi per organizzare il Pride, prendendosi gioco della polizia ostile e dei naziskin? Possono le ferite della guerra civile e i pestaggi contro gli omosessuali essere il soggetto di una commedia? Accade in
Parada (The Parade) di Sdrjan Dragojevic. Chiassosa e brillante commedia (stile
Kusturica), slapstick e politicamente semi-scorretta che si permette, con grazia, coraggio e sprezzante humour, di lanciare un messaggio contro nazionalismi, razzismi e omofobia.
Di tutt’altro genere è il cinese
Wu Yan (Speechless) di Simon Chung, al suo terzo lungometraggio, che mette in scena un melò con finale a effetto, in cui l’afasia del protagonista diviene il mezzo per esplorare il rapporto tra Oriente e Occidente, in cui la fuga e il desiderio di libertà sono elementi fondamentali anche da un punto di vista sessuale e sentimentale.
Un omaggio particolare a Giò Stajano, a quasi un anno dalla sua scomparsa, con il documentario Il “Fico” del regime di Ottavio Mai e Giovanni Minerba, che ripercorre la vita del primo omosessuale italiano dichiarato, sin dagli anni ’50. Nata in un paesino del profondo Sud, nipote del gerarca fascista Achille Starace, si trasferisce a Roma negli anni in cui era conosciuta come la “Hollywood sul Tevere”. Si fa notare per il suo stile di vita e come autore di Roma capovolta, testo gay che racconta le sue esperienze nell'alta società. L’opera, sequestrata per oltraggio al pudore, fa discutere al punto che
Fellini lo vorrà per interpretare se stesso, memore del suo bagno nella fontana di Trevi da cui trasse ispirazione per La Dolce Vita. Collabora con il settimanale di costume «Men», nel quale risponde ai lettori gay. Negli anni Ottanta cambia sesso e assume il nome di Maria Gioacchina. Nel ‘92 pubblica La mia vita scandalosa, diviene suora laica e pubblica nel 2007 Pubblici scandali e private virtù. Dalla Dolce Vita al convento.
"Decidemmo di fare questo documentario – sottolinea Minerba – intanto perché Giò, a modo suo, ha dato un importante contributo alla comunità GLBT. Negli anni della sua attività di scrittrice e giornalista, il suo lavoro-impegno ha sicuramente inciso nel pensiero e nella cultura italiana a riguardo dei temi e dei diritti della comunità GLBT. E poi mi faceva piacere poter condividere e rapportarmi con una persona “speciale” della mia terra, il Salento!».
Tra Binari documentari
Vito di Jeffrey Schwarz, in memoria di Vito Russo, studente di cinema nella New York del ‘69, in corteo durante la sommossa di Stonewall, ricordato per
The Celluloid Closet (Lo schermo velato). Il libro fu il primo saggio sulla rappresentazione di gay e lesbiche nel cinema, vera e propria bibbia del sapere GLBT che ispirò, nel ‘96, l’omonimo documentario di Robert Epstein e Jeffrey Friedman.
Alla vita,
i successi e il talento di Emilio Federico Schuberth, austriaco d’origine ma partenopeo di nascita che rese grande la moda italiana nel mondo, è dedicato Schuberth – L’Atelier della Dolce Vita, di Antonello Sarno. Fu il primo stilista italiano a sfilare a Parigi e ad avere un atelier in via dei Condotti a Roma, con lui collaborarono futuri maestri quali Valentino e Renato Balestra. Vestì la Dolce Vita, della quale fu tra i protagonisti con le sue creazioni uniche, tese a esaltare la femminilità di chi le indossava. Vestì Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Martine Carol e la principessa Soraya e fu considerato troppo sopra le righe ed eccentrico. La sua parabola, conclusasi nel 1972, fu tanto luminosa quanto breve.
Fuori programma in anteprima assoluta
i primi dieci minuti di Nessuno è perfetto!, documentario di Fabiomassimo Lozzi e Antonio Veneziani realizzato in occasione del 30° anniversario della Legge 164, che nel 1981 riconosceva in Italia la possibilità di cambiare sesso e tutto ciò che ne conseguiva.
Erano anni nei quali il transessualismo era temuto dai “perbenisti” ma amato dai “trasgressivi”. Quando la polizia non era tenera con i trans così come chi li usava come sfogo salvo poi derubarli e picchiarli. Nessuno è perfetto! racconta quei tempi eroici e tragici, infausti e spiritosi, attraverso la voce, il corpo, avventure, disavventure, sogni e realtà degli intervistati.
24/04/2012, 08:00