100 METRI DAL PARADISO - Parla Stefano Mainetti
Parliamo di 100 metri dal Paradiso, la sua ultima colonna sonora: com'è stato coinvolto nel progetto? Ha trovato interessante la sceneggiatura?
Stefano Mainetti: Quando ho letto la sceneggiatura l'ho trovata geniale. Il Vaticano che vuole partecipare alle Olimpiadi... Ma scherziamo? Un armata di preti - atleti improvvisati quanto sprovveduti, raccattati in giro per il mondo nelle varie missioni, che si avventurano preparandosi con passione per Londra 2012.
C'era un sacco di materiale su cui lavorare ed ho accettato con lo stesso entusiasmo di tutti coloro che hanno partecipato al film. Un altro aspetto che mi ha colpito del soggetto è che non ha vincoli geografici. Spesso noi Italiani scriviamo per un pubblico "solo" italiano trovando poi difficoltà nella distribuzione all'estero. La presenza di un protagonista come Jordi Mollà e la struttura della trama rende questo film decisamente "internazionale" e chissà che non riservi qualche sorpresa.
Raffaele Verzillo, il regista, aveva seguito le mie composizioni sia nell'ambito della musica sacra che delle colonne sonore. Credo che questo mio interesse per i diversi stili di scrittura l'abbia spinto a sottopormi la sceneggiatura.
Quale approccio avete deciso di dare al film in termini musicali? Quali sono state le indicazioni del regista?
Stefano Mainetti: Il film segue due strade distinte e separate, da un punto di vista musicale: la prima è un'impostazione quasi circense con un organico bandistico che non si prende mai sul serio e descrive i nostri improbabili eroi sottolineandone la goffaggine ed impreparazione, ma allo stesso tempo la semplicità e la generosità.
Quasi tutta la colonna sonora segue questo binario con un sax soprano al tema che si articola in tempi composti a sottolineare il movimento verso il successo dei nostri personaggi. Poi c'è la parte in cui "ci devi credere" e lì ho cambiato completamente registro. Tutto si muove intorno ad un tema epico, olimpico, una fanfara per grande orchestra che si impernia su intervalli di quarte e quinte, dati a corni e trombe.
Questa parte ci porta verso il finale dove l'impossibile si è realizzato e dove la musica deve rendere l'epicità dell'impresa portando per mano lo spettatore fin dentro lo stadio di Londra dove finisce il film e comincia l'avventura.
10/05/2012, 21:53
Carlo Griseri