"De Rouille et d'Os" - un grigio e deprimente Jacques Audiard


"De Rouille et d’Os" di Jacques Audiard è il primo dei tre film francesi in concorso. Seguiranno "Vous n’avez encore rien vu", con il quale Alain Resnais, decano della cinematografia francese (90 anni) rilancia la maniera teatrale di "Smoking/No Smoking" in una variazione sull’Euridice di Jean Anouilh, e "Holy Motors" di Leos Carax, che ritorna a Cannes dopo "Pola X", a distanza di tredici anni. Una selezione non mozzafiato, ma solida, che potrebbe riservare delle sorprese al Palmarès del 27 maggio.
"De rouille et d’os (Di ruggine e d’ossa)", titolo alquanto criptato in quanto il lungometraggio non fornisce nessuna indicazione per saperne di più sul significato e il rapporto semantico tra la ruggine e l’osso.

Il film prende lo spunto dalla raccolta di racconti "Rust and Bone" di Craig Davidson, scrittore canadese di lingua inglese, ma non è l’adattamento fidele. Audiard ritorna a Cannes dopo "Le Prophète", film violento e realista sull’universo carcerario e la nascita di un caid che nel 2009 gli era valso il Grand Prix della Giuria.

Il lungometraggio, accattivante e ben strutturato ma con una certa predilezione per le scene violente, narra con toni forti la storia di un amore carnale e disperato tra due esseri in un certo senso agli antipodi: la bella e dolce Stephanie (Marion Cotillard), istruttrice di orche a Marineland sulla Costa Azzurra - parte del film è stato girato a Cannes - e Ali (Matthias Schoenaerts), un tipo rude ma tenero, che al suo ritorno dal nord con Sam, cinque anni, ottiene un lavoro come buttafuori in una discoteca grazie all’interessamento di sua sorella, cassiera in un supermercato di Antibes.

Il loro primo incontro è casuale: Ali aiuta Stephanie, la riporta a casa quando questa è rimasta ferita durante una rissa in discoteca. E tutto sembra già finito. Le loro esistenze continuano senza altri incontri fin quando la giovane donna perde le gambe in seguito ad un grave e inatteso incidente. Ricontatta Ali, che continua il suo tran tran di vita: lavoro, sesso casuale e cura, fatta malvolentieri, del piccolo Sam. E diventano amici.

Dopo questa fase il lungometraggio, dalle tinte grigie e dalle atmosfere deprimenti che rispecchiano gli stati d’animo della protagonista, diventa introspezione del vivere dei due giovani, divenuti amanti unicamente per il sesso. Stephanie si aggrappa con coraggio alla vita e supera con grande determinazione il suo handicap fisico grazie anche ad Ali, che diventa più umano pur dedicandosi alla streetboxing, violenta e illegale. La loro esistenza è ancora una volta sconvolta quando Sam rischia di perdere la vita in una laghetto ghiacciato. Da questo episodio, che pare posticcio e che non si situa nella linea narrativa del film, nasce finalmente l’amore.
Jacques Audiard, che ha dichiarato di voler essere imprevedibile nella narrazione della storia, ha realizzato un film dai sentimenti forti e dai personaggi reali e molto indovinati, ma con sbalzi di stile ed episodi quasi inutili.

Eccezionale per bravura interpretativa Marion Cotillard
, perfetta nel suo gravissimo handicap, che sfodera un’altra prova di grande attrice; eccellente, l’attore fiammingo Matthias Schoenaerts nella caratterizzazione di Ali il bruto dal cuore tenero.

17/05/2012, 18:47

Martine Cristofoli