Quasi al termine di
"Io e te", lungometraggio intimista e intriso di sentimenti di Bernardo Bertolucci, passato a Cannes fuori concorso, l’introverso e un po’ nevrotico quattordicenne Lorenzo dice alla sorellastra Olivia: “Promettimi di non drogarti mai più”.
La risposta di Olivia è affermativa ma senza entusiasmo. A sua volta l’esuberante ragazza dice: “E tu promettimi di non nasconderti più. Sei grande e devi saper affrontare la vita anche se riceverai dei colpi”.
Queste due promesse, che forse non saranno completamente mantenute, hanno un profondo significato nelle vicende dei due fratellastri e ne sono in un certo senso la chiave di volta. Lorenzo e Olivia hanno imparato una grande lezione e sono pronti a continuare a vivere con nuovi obiettivi.
Lo scorso anno il Festival di Cannes aveva omaggiato il regista parmense con un incontro con la stampa internazionale e
la consegna di una Palma d’Oro speciale. "
Io e te" segna il ritorno alla regia di Bertolucci dopo dieci anni di lontananza forzata dal grande schermo ("The Dreamers" è del 2003) e il suo primo film in italiano dopo trent’anni.
Alla Palma di Cannes si devono aggiungere
un Leone d’Oro alla Carriera e una retrospettiva integrale all'FBI di Londra e al Moma di New York.
Il nuovo Bertolucci è una pellicola riuscita che porta lo sguardo indagatore, ma amoroso, del settantenne regista sulle vicende di Lorenzo e Olivia.
Bertolucci osserva, indaga e comprende gli stati d’animo e le situazioni particolari della vita dei suoi giovani protagonisti.
Quello che è ancora più importante è che sa trasporli sullo schermo con realismo e poesia e farli apprezzare dal pubblico.
La storia è lineare: il timido Lorenzo finge di partire per la settimana bianca della sua scuola e invece si rinchiude in cantina per vivere a suo agio, con il suo formicaio, la sua musica e le sue letture lontano dalla madre oppressiva e da un padre che nella pellicola è solo un nome. La sorellastra Olivia, ormai bandita dall’appartamento per dissidi con la matrigna, piomba nel rifugio del fratellastro perturbandone la pace.
Dal conflitto iniziale tra i due protagonisti - lei drogata e lui un tantino nevrotico - si passa gradualmente alla sopportazione e anche all’ammirazione per la giovane da parte di Lorenzo e alla stima per lui da parte di Olivia. Il rigetto prima e la simbiosi affettiva dopo la si scopre scena dopo scena, talvolta drammatiche, talvolta comiche, ma sempre umane e reali.
La bravura del regista è ancora più apprezzabile in quanto
tutto si svolge in un luogo chiuso: la cantina dell’appartamento dei Cunei, in una Roma più immaginata che vista.
Gli scontri quasi unicamente verbali portano alle loro differenti personalità e al loro modo di vivere: riservato e dagli orizzonti limitati quello dell’adolescente, in rotta con la famiglia e con la società quello della giovane donna, una figura femminile di fugace e struggente bellezza.
Tra le scene più significative dell’avvincente lungometraggio sono da ricordare la visita di Lorenzo alla nonna degente in ospedale, in cui affetto e complicità sono gli ingredienti principali, e la divertente telefonata di Olivia che si finge una professoressa di Lorenzo per rassicurarne la mamma, ansiosa e ossessiva.
Il film è l’adattamento del romanzo di Niccolò Ammanniti pubblicato da Giulio Einaudi.
23/05/2012, 08:43
Martine Cristofoli