TO ROME WITH LOVE - Il cineturismo di Woody Allen
Il cineturismo di Woody Allen,
lungometraggi che illustrano luoghi: metropoli e città e gente, prima statunitensi e da un po’ di anni europei, è di lunga data.
Basta ricordare "Manhattan", definito un poema d’amore per una Manhattan interiorizzata e sognata dove l’itinerario nel cuore della Grande Mela era come di solito condito con disquisizioni psicanalitiche, sciroppate retoricamente dallo stesso Woody oppure messe in bocca a personaggi squinternati, fissati e complessati.
In Europa ci ha provato prima con "Tutti dicono I love you" (tra Parigi e Venezia) poi con "Match Point", un giallo calibrato e ben riuscito che ci ha regalato una Londra patinata e oleografica. Ha continuato con "Vicky Cristina Barcelona" che come guida turistica è un vero gioiello, ma come storia, quella delle due giovani statunitensi - la saggia Vicky e la disinibita Cristina - ammaliate dalle atmosfere catalane, dai monumenti di Gaudì e sedotte dal pittore Juan Antonio è alquanto stiracchiata.
Nel film si salva Maria Elena (Penolope Cruz) per la sua carica di bellezza aggressiva in un personaggio fuori di testa, ma naufraga il bello e bravo Javier Bardem pittore da strapazzo e don Giovanni a tempo perso.
Allen ha continuato poi con "Midnight in Paris", surreale serie di passeggiate e incontri nella Parigi degli scrittori e artisti del ventesimo secolo. Dove nonostante le tediose
woodyane disquisizioni, anche sull’arte, si riesce a gustare Parigi.
Presentato in apertura del Festival di Cannes 2011 il lungometraggio è piaciuto e a ha avuto successo.
Ciò ha incitato il settantaseienne regista newyorkese a dedicarsi a Roma e a sfornare "To Rome with Love", l’ennesima pellicola turistica della sua produzione: un film bolzo e stantio, nel quale Woody Allen, sulle solite storie d’amore, innesta un carosello di immagini della città eterna. Scrivendo del film si è scomodato a torto anche Giovanni Boccaccio.
"To Rome with Love" non ha proprio nulla delle novelle del Boccaccio e dei suoi derivati. Ma ciò che risulta di una noia mortale sono i dialoghi, riesumati dagli altri lungometraggi, zeppi di elucubrazioni mentali e fisime woodiane di introspezione psicanalitica che facevano chic negli anni settanta, ma che oggi non tirano più.
Il grande Woody non si è accorto che siamo nel 2012 e che bisogna ormai cambiare registro anche nel fare film turistici.
TRAMA
Quattro storie sullo sfondo della bellissima Roma: un famoso architetto (Alec Baldwin) fa ritorno a Roma dopo molti anni e si rivede giovane in uno studente (Jesse Eisenberg), innamorato di una ragazza (Ellen Page); un produttore teatrale (Woody Allen) in pensione scopre un improbabile talento dell'opera lirica; un tranquillo impiegato (Roberto Benigni) diviene inspiegabilmente una celebrità preda dei media; un ragazzo (Alessandro Tiberi) s'invaghisce di un'avvenente prostituta (Penelope Cruz) mentre la moglie (Alessandra Mastronardi) s'intrattiene con un divo del cinema. Questi i personaggi del lungometraggio di Woody Allen, ridotti a macchiette ridicole e talvolta stucchevoli. Martine Cristofoli
30/06/2012, 08:00
Martine Cristofoli