Note di regia del film "I Principi dell'Indeterminazione - Il Boia"
Mescolare tre cortometraggi in un breve film non è in sé una cosa difficile. Dipende solo se lo si è previsto o meno. Noi non lo avevamo previsto. Ovvero, lo avevamo previsto solo in parte.
Inizialmente avevamo pensato semplicemente ad una trilogia grottesca. Tre episodi distinti. Separati. Indicizzati. Poi, lentamente, il desiderio remoto di confrontarci con un minutaggio più elevato, di allargare il respiro temporale, di violentare le tre strutture distinte e intrecciarle in unico caotico viaggio.
In fondo, il Ministero, ci aveva finanziato per un progetto sperimentale. Dunque, abbiamo stimolato i linguaggi del cinema; il risultato ci intontisce un po’. Ma ci gratifica.
Sceneggiatura, messa in scena, montaggio, produzione hanno, in quattro anni di lavoro, subito talmente tante variazioni che, di per sé, si sono in parte create e dirette da sole. I linguaggi del cinema si mescolavano e si scombinavano senza che ce ne accorgessimo neppure. Tutto ciò rendeva il film meravigliosamente sperimentale certo, ma altrettanto faticoso da comprendere nel suo evolversi. Ve lo garantisco.
Così, abbiamo deciso di tagliare, di alleggerire, di ammorbidire gli spigoli. Di evidenziare i momenti di commedia brillante, dirigendo il lavoro verso una sorta di limbo intellettual-demenziale.
In fondo, come grande obiettivo, avevamo quello di mescolare la cultura alta a quella bassa. Alto e basso. In maniera estrema. Per alcuni eccessiva. Per altri inutile e faceta.
Forse in parte ci siamo riusciti. O forse non ci siamo riusciti per niente e abbiamo raccontato solo banalità. Magari invece, chissà, qualche ingranaggio funziona e il pubblico sorride.
Magari. Ma siamo anche pronti ad ascoltare critiche e opinioni diverse.
In fondo, ci vuole un po’ di coraggio.
Fabio Donatini