Andrea Parena: "Il mio doc sui filmini di nozze al cinema"
Come nasce il tuo incontro con i protagonisti di "Nozze d'agosto"? E come ti sei relazionato a loro?
L'incontro nasce dopo aver visto il sito di "Matrimovie" su internet. L'idea dei filmini matrimoniali proiettati nel cinema di provincia mi ha incuriosito: anche io, come tanti operatori e aspiranti registi, ho fatto i video di matrimonio, ed ero curioso dell'idea di qualcuno che li proiettava in un cinema.
Ho contattato Roberto, l'ideatore, e ci siamo incontrati a Roma. Lui mi ha raccontato di questo grande business dei matrimoni in cui il suo progetto si inseriva e così sono andato a trovarlo a Molfetta.
Là ho conosciuto il suo entourage di professionisti delle feste di nozze e, pian piano, mi è venuto il desiderio di immergermi in quel mondo e di raccontarlo. Ho fatto alcuni viaggi di preparazione in cui ho conosciuto meglio quelli che sarebbero diventati i personaggi del film. Loro ci hanno dato piena disponibilità ad entrare nel loro lavoro quotidiano, nella "messa in scena" dei matrimoni di cui erano i professionali intrattenitori, gli attori e gli organizzatori. Poi in un mese, appunto ad agosto dell'anno scorso, abbiamo girato il film, con una troupe di quattro persone, io, Francesca che ha diretto la fotografia, un fonico e un'assistente di produzione.
L'esperienza veneziana con il tuo documentario: cosa ti ha lasciato? Quale il bilancio?
Sono contentissimo che a Venezia abbiano scelto questo piccolo film che, per me, era una scommessa e un salto nel buio. Dal momento che non racconta un tema di particolare urgenza sociale o impatto emotivo, come è un po' la regola per i "documentari".
E' il frutto di un percorso fatto all'interno del documentario, una svisata sulla commedia che mi ha rapito dopo lavori difficili come "ThyssenKrupp Blues" o "Rata Nece Biti" o "Pietro". Anche se, a dire il vero, questo lavoro è stato il più difficile, forse perché il mio primo come regista, e con un tema apparentemente così frivolo. Ho voluto semplicemente raccontare l'incontro tra me, noi della troupe, con il nostro immaginario, e un mondo che ha le sue regole, le sue forme, le sue rappresentazioni, che non conoscevamo e con cui abbiamo voluto dialogare, scoprendo che alla fine raccontava qualcosa anche di noi.
Prossimi progetti, tuoi e della BabyDoc?
Insieme ai miei soci di BabyDoc Film e a Fandango sto producendo un documentario sulla questione del TAV in Val di Susa, regia di Daniele Gaglianone. Stiamo chiudendo le riprese e il film sarà pronto il prossimo anno. Poi, sempre come produttore con BabyDoc, un documentario di Francesca Frigo dal titolo "La risposta", che ha al centro l'attesa del futuro di un gruppo di richiedenti asilo politico ivoriani. Stiamo poi lavorando allo sviluppo di nuovi film insieme a registi che hanno già lavorato con noi per le loro opere prime come Andrea Deaglio, Alessandro Baltera e Allessandro Abba.
05/09/2012, 12:08
Carlo Griseri