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LE GUETTEUR - Delude l'esordio francese di Michele Placido


Valentina Cervi e il regista unici italiani al Festival du Film Français d’Helvétie de Bienne


LE GUETTEUR - Delude l'esordio francese di Michele Placido
Le Guetteur
La presenza italiana al Festival du Film Français d’Helvétie de Bienne (Svizzera), dove sono stati presentati ben 44 film francesi e francofoni (svizzeri e belgi) d’oggi, si è concretizzata nell’interpretazione della giovane e attraente Ada, illustratrice in una casa d’edizioni parigina da parte di Valentina Cervi nel lungometraggio "Le Galop" di Louis-Do de Lencquesaing e sul poliziesco "Le guetteur" di Michele Placido.

Mentre Valentina Cervi supera appieno la prova per la naturalezza con la quale si cala nel ruolo di donna d’oggi divisa tra due amori, la sua capacità espressiva e il suo talento interpretativo, "Le Guetteur" invece non ci riesce in quanto risulta un thriller truculento, sopra le righe, ingarbugliato e inconcludente.

Il primo film francese di Michele Placido evidenzia una certa inconsistenza narrativa, mascherata in parte dalla buona interpretazione di attori di vaglia quali Daniel Auteuil, nei panni del mite e remissivo commissario Mattei, e quella sempre graffiante del regista Mathieu Kassovitz, a suo agio anche nel ruolo di attore di thriller.

Però né Auteuil, né Kassovitz, né l’affascinante Violante Placido, nei panni della donna di uno degli uomini della gang, riescono a salvare la sorte del lungometraggio. Ed è un peccato, in quanto "Le Guetteur" poteva essere un buon film se Michele Placido avesse rinunciato ad innestare sulla storia principale - quella della banda di scassinatori di banche, senza arte né parte che riesce a farla franca all’agguato del commissario Mattei e dei suoi uomini, grazie allo spietato cecchino Vincent Kaminski (Mathieu Kassovitz) che dal tetto di uno dei palazzi circostanti fa strage di poliziotti - diverse storie parallele inutili. Sono storie che non chiariscono la trama del film ma che la rendono sempre più oscura.

Infatti fino alla fine del lungometraggio ci si domanda chi mai fosse le “guetteur” e quale ruolo avesse! Poteva essere il cecchino? Poteva essere il malvagio dottore favoreggiatore della banda e criminale in proprio, o lo stesso commissario che ricercava l’assassino e la causa dell’uccisione di suo figlio, tiratore scelto nel contingente francese in Pakistan.

Assai avvincenti le atmosfere dei racconti e la fotografia slavata che lascia a malapena penetrare la luce. Impensabili le sparatorie e le carambole d’auto nel cuore della Ville Lumière.

19/09/2012, 15:18

Martine Cristofoli