TUTTI I SANTI GIORNI - Virzì e una nuova realtà da raccontare
Paolo Virzì è forse colui che racconta meglio la romanità, nelle sue forme più moderne e meno frequentate dal cinema. Vede da fuori, e mette a fuoco da lontano, quegli abitanti delle periferie ricche, dove è cresciuta molto solo la quantità di denaro a disposizione ma neanche di un centimetro la cultura e la civiltà. Dove si fanno figli per divertimento, perché li si considera, essendo degli eterni adolescenti, come dei giocattoli con cui passare il tempo o degli argomenti di discussione. Come l'ennesimo tatuaggio, le unghie laccate o la Harley Davidson nuova.
A fronte di questa ambientazione, troviamo i personaggi principali di "
Tutti i Santi Giorni", capitati per caso in questa zona benestante e periferica. Farli vivere lì è un pretesto per mostrarci questa Italia fatta di autisti di auto blu che guadagnano cifre enormi, cafoni e violenti, che vivono in canottiera, mangiano salsicce alla brace e guardano "aa Roma" in tv. Sono lontani anni luce da
Antonia e Guido (cantautrice e storico latinista) che, chissà perché, sono i loro vicini.
Ma a parte questo sguardo, che rimane una panoramica sociologica sulle nuove periferie e quello che una volta era il proletariato, la storia dei due procede spedita dall'inizio alla fine su un'unica rotaia. Una storia unica, senza intrecci, sotto trame, personaggi secondari di cui seguiamo le tracce e ai quali magari, ci potremmo affezionare. No ci sono solo loro e il loro bisogno di avere un figlio a tutti costi, procedendo dritti e prendendo a spallate ogni possibile interferenza. Forse è questo l'amore...? Forse, ma il film sarebbe certo più completo con qualche variazione sul tema e qualche altro personaggio più approfondito e presente.
Malgrado qualche cliché e qualche luogo comune, il film di
Paolo Virzì riesce a strappare diverse risate e qualche riflessione; di sicuro che la Natura raramente sbaglia il suo percorso.
05/10/2012, 14:02
Stefano Amadio