Note del direttore della fotografia de "L'Uomo Doppio"
Quando ho visto la prima volta L’uomo doppio, sono rimasto colpito dallo straordinario approccio alla narrazione che Cosimo adotta per raccontare attraverso le immagini. Un particolare e quanto mai insolito collage di sequenze riprese con mezzi d’uso quotidiano, come per esempio un telefono cellulare, una macchina fotografica o una telecamera amatoriale. Tutto a formare un quadro ben preciso, un racconto intimissimo che colpisce e cattura sin dai primissimi minuti del film. Era fondamentale, secondo me, non alterare affatto la qualità delle immagini prodotte, perché erano in piena simbiosi con ciò che era raccontato, visto, sentito con la voce off.
Per questo il mio intervento è stato il meno possibile invasivo, non avrebbe avuto senso trasformare visivamente tutto. Renderlo più «cinematografico» avrebbe cancellato quell’impronta di vera verità catturata da Cosimo. Ho operato, perciò, in maniera selettiva sulle dominanti di colore, riportando tutto ad uno stato neutro, ottenendo un immagine il più possibile fedele alla realtà. In un secondo momento abbiamo deciso di dare un po’ più corpo a tutto il film intervenendo sulla luminosità e sul contrasto delle scene, sempre tenendo fede al concetto di reale. La soddisfazione di Cosimo a lavoro finito, ha confermato l’ottima riuscita dell’operazione e mi ha reso orgoglioso di aver potuto prendere parte ad un progetto meraviglioso di un autore straordinario.
Federico Annicchiarico20/11/2012, 10:33