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DJANGO UNCHAINED - Il primo, grande western di Tarantino


Parlare della schiavitù dei neri attraverso un western. Questa la sfida che Quentin Tarantino ha voluto affrontare nel suo nuovo film. Grandi interpreti che, grazie alla sceneggiatura e alla collaborazione stretta con il regista, sono riusciti a creare personaggi convincenti e senza alcun rapporto con l'originale di Sergio Corbucci.


DJANGO UNCHAINED - Il primo, grande western di Tarantino
Jamie Foxx e Franco Nero, i due Django
E giunse l'ora di Django! La forza del western (nel raccontare il bene e il male) più il genio di Tarantino; per chi apprezza entrambi, soddisfazione doppia. Questo è Django Unchained, il nuovo film dell'autore di Pulp Fiction, che uscirà il prossimo 17 gennaio in 500 copie.

Da sempre affascinato dal cinema italiano degli anni 60 e 70, il regista ha costruito questo film pensando al personaggio principale di nome Django, con l'idea di raccontare di uno schiavo che diventa un cacciatore di taglie "Ho sempre desiderato fare un film western - dice Tarantino - Amo il genere, ma siccome ho sempre preferito gli "spaghetti western" ho pensato che semmai ne avessi fatto uno, avrebbe dovuto assomigliare a quelli di Sergio Corbucci. E poi il nome stesso Django evoca un personaggio forte: prima quello di Franco Nero, adesso quello di Jamie Foxx".

Ma non è un remake; con l'originale italiano del 1966, c'entra poco. Qualche brano musicale, l'atmosfera, e un'apparizione di Franco Nero nei panni di un ricco italiano, proprietario di Mandingo (i lottatori neri) che incrocia il nuovo Django giusto il tempo per scambiarsi una battuta; "Come ti chiami" chiede Nero. Risposta "Django... la D è muta...". "Lo so!" chiude l'italiano prima di allontanarsi e uscire di scena.
"E' un film politico come il primo" ha detto l'attore italiano "noi parlavamo della sottomissione dei peones messicani, qui si parla della schiavitù dei neri in America".

Il film contiene una lunga serie di citazioni, sia di altri western sia dei film dello stesso Tarantino che usa anche dei meccanismi di sceneggiatura già utilizzati con successo nelle sue opere migliori. Il regista riesce a far stare il pubblico dalla parte dei buoni, malgrado questi non lo siano del tutto, facendoli passare da posizioni di forza assoluta, ad un passo dalla soluzione, a situazioni senza via d'uscita, ad un passo dalla fine; un po' come il Bruce Willis pugile di Pulp Fiction. Il tutto condito dalla solita ironia capace di strappare risate ma anche stupore e meraviglia per come sono costruiti e presentati i personaggi. Tra tutti Samuel Jackson perfetto nell'originalissima e inaspettata caratterizzazione del vecchio schiavo ormai perduto dalla parte dei padroni. "Avevo davanti tante variabili per creare questo personaggio" ha detto Jackson "e insieme a Quentin abbiamo deciso quali privilegiare. Poi è arrivato il trucco, scelto tra una decina di possibilità. Ed è uscito questo personaggio fantastico".

"Django Unchained" mischia lo spaghetti western, per le tematiche e per la grande concatenazione tra sceneggiatura, riprese e brani musicali, con i grandi film di Sam Peckimpah. Morti ammazzati, sangue ed esplosioni sono parte insostituibile del film che Tarantino è riuscito a mixare perfettamente creando quella che sarà presto un'opera di culto.

04/01/2013, 14:45

Stefano Amadio