OSSIGENO - Agrippino Costa, racconti di una vita d'avventura
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L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno e farlo durare, e dargli spazio."
Le parole che Italo Calvino utilizzò ne "Le città invisibili", tornano subito alla mente ascoltando il racconto di vita di un uomo fermamente convinto che il vero inferno stia in terra, avendone preso parte in prima persona. Il soggetto in questione è Agrippino Costa, ex brigatista e militante dei NAP, che a causa di una serie di tentativi di fuga da varie carceri, si è ritrovato a scontare venti anni di priogione.
Una storia forte, ricca di colpi di scena e momenti drammatici, raccontata dallo stesso Costa nel documentario "
Ossigeno" di Piero Cannizzaro.
Il regista opta per uno stile minimale, una camera puntata sul primo piano del protagonista, lavorando per sottrazione ed escludendo dal montaggio qualsiasi tipo di immagine di repertorio relativa agli anni di piombo, che avrebbe inevitabilmente portato il film in una direzione lontana, forse sbagliata.
La macchina da presa oscilla, traballa, non si ferma, un pò come i pensieri espressi da Costa, che già dai primi minuti guarda in camera, rivolgendosi direttamente allo spettatore, ammaliandolo, divertendolo, emozionandolo con lo splendido dono della parola.
La violenza fisica e psicologica subita nell'inferno carcerario, non ha scalfito lo spirito del protagonista che con il tempo ha saputo rialzarsi, grazie all'arte e all'amore di una donna che proprio a lui, costretto a lunghi anni di solitudine e prigionia senza mai aver ucciso nessuno, ha donato la gioia di sei figli.
Un piccolo film costato a Cannizzaro dodici anni di impegno, che nella sua semplicità riesce ad essere leggero ed esplosivo al contempo, proprio come l'eroe che sceglie di raccontare, una sorta di fenice rinata a nuova vita dalle fiamme dell'inferno.
08/02/2013, 09:00
Antonio Capellupo