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L'anGolo StraNieO - RE DELLA TERRA SELVAGGIA


Esce oggi il film che ha appassionato il Sundance e il Presidente Obama. L'odissea di una bambina e di una comunità alle prese con la natura e con l'uomo


L'anGolo StraNieO - RE DELLA TERRA SELVAGGIA
La locandina del film
Hushpuppy (Quvenzhané Wallis) è una bambina che vive in condizioni di estrema povertà nella comunità soprannominata Bathtub (La Grande Vasca), una zona paludosa negli stagni dimenticati di New Orleans. Con lei solo il padre (Dwight Henry), un uomo spesso ubriaco, a tratti duro ma allo stesso tempo premuroso. Quando una tempesta di proporzioni epiche decima la popolazione della comunità, la bambina costruisce un mondo di fantasia dove incarnare le sue paure, affrontarle, e cercare così di sopravvivere ad una natura ormai ostile.

Pieno di immagini poetiche e di grande intensità emotiva, Re della terra selvaggia, (Beasts of the Southern Wild) è il lungometraggio d'esordio di Benh Zeitlin (Glory at Sea), un film che consacra il regista come una delle voci più potenti del nuovo cinema indipendente americano. Presentato al Sundance Film Festival 2012, dove si è conquistato il premio della giuria, più una valanga di altri riconoscimenti in giro per il mondo, il film è ora in corsa per ben quattro Oscar (Miglior Film, Regia, Sceneggiatura non originale, e Migliore Attrice Protagonista per la piccola Quvenzhané Wallis, che ha solo 9 anni e ha incantato Obama).

Una storia surreale per ricordare uno degli episodi più dolorosi della storia moderna americana, la catastrofe provocata in Louisiana e Mississippi dall'uragano Katrina nel 2005 e il tardivo intervento dei soccorsi. Ma anche un’occasione per il cinema di prendere le distanze dai luoghi comuni e dai cliché che riguardano la povertà, una condizione senza speranza e dalla quale è necessario fuggire. Nel film i sopravvissuti al disastro rifiutano di ripararsi in posti sicuri ma asettici come gli ospedali o le tende dei volontari, luoghi simboli di una lontana ed indifferente città industrializzata con le sue regole e le sue istituzioni, per ritornare invece ad un’esistenza umile ma libera. Mentre la scelta del regista di rappresentare gli operatori umanitari come persone minacciose ed insensibili, sembra un po’ eccessiva agli occhi di tutti coloro che ogni giorno lavorano incessantemente per aiutare le popolazioni vittime di calamità.

07/02/2013, 17:13

Monica Straniero