Note di produzione di "Matilde"
In associazione cercavamo un’idea per parlare in modo incisivo di sordità, per far capire a chi è udente qualcosa di più di una disabilità invisibile, spesso dimenticata. L’idea di scrivere un libro di esperienze non trovava tutti concordi; ci voleva qualcosa di maggiore impatto, e che potesse circolare con la facilità delle immagini.
Simonetta, un membro dell’associazione, era stata invitata dal suo amico Paolo Marzoni ad assistere alla proiezione di “corti sull’infanzia” nel centro autogestito Crash, a Bologna. Questa fu la sua scoperta di questi autori, tra cui era presente Vito Palmieri. Simonetta chiese e ottenne da Vito un DVD con alcuni dei suoi lavori, per sottoporli all’AGFA, insistendo perché preferissimo una narrazione filmica alla memoria scritta e spingendo perché i nostri fondi fossero indirizzati alla realizzazione di qualcosa di “visibile” poiché, da sempre, lo svantaggio più grande della sordità è proprio quello di non essere evidente. Il nostro impegno sociale si incastra, nel quotidiano, ai vari impegni dei bambini: logopedia, audiometrie e controlli audiologici, verifiche e aggiustamenti audioprotesici… non era facile, nelle nostre riunioni, pianificate a fatica, concretizzare tutti insieme una decisione definitiva, che è arrivata in occasione di Handimatica 2012, IX mostra-convegno nazionale di disabilità e tecnologie, per cui abbiamo sentito fortemente l’esigenza di un “biglietto da visita”. Volevamo anche partecipare al concorso della FISH “Sapete come mi trattano”; la scadenza era metà novembre e i tempi erano veramente stretti. Simonetta ha contattato Vito ai primi di settembre 2012; Vito ha dato la sua disponibilità, ma era impegnato in altri progetti e il tempo passava; e la cosa che veramente ci bloccava era che non ci fosse “la storia”.
La soluzione poteva essere che ci si incontrasse tutti, sperando in una scintilla fortunata. Un sabato così ci mettemmo insieme e scrivemmo un bel soggetto con l’aiuto di molti membri dell’associazione. Luisa aveva avuto un paio di idee, Alessandra e Marcello avrebbero voluto raccontare di sé… non sapevamo come “nasce” un film… Carlos e Matilde arrivarono in ritardo. Vito aveva già parlato con Matilde al telefono, c’era stata una bella intesa e lei era arrivata già disponibile a rendersi protagonista! Poi una battuta di Carlos, che raccontava della loro storia, delle palline da tennis ad attutire il frastuono della classe di Matilde, i maestri collaborativi… che per “la sordità ci vogliono le palle”. A noi sembrò la solita goliardata… Invece Vito si illuminò davvero. Aveva già in mente tutto.
Finalmente le cose si erano sbloccate. Tuttavia il resto non fu per niente semplice: le riprese avrebbero avuto ritmi serrati perché prevedevano degli esterni e il tempo di luce, a novembre, già si accorcia. Luca, l’attore che interpreta il maestro di Matilde, non aveva facilità a liberarsi per le scene e per riuscire a concordare luoghi e orari ci si accordò con sms (Luca non parla al telefono, è sordo, come tutti gli attori del corto. Carlos coordinò il lavoro con la scuola e con il gestore dei campi da tennis… Alessandra dopo le scene era stanca e mortificata. Sentiva la responsabilità di quel ruolo centrale, la mamma… Non è facile, improvvisarsi attrice! E tutto, con il forte condizionamento di far recitare solo persone sorde, di non toccare argomenti che dividono le persone sorde e di rappresentare la difficoltà comune a tutti restando autenticamente legati alla nostra realtà quotidiana.