Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

Note di regia di "Joggi Avant Folk: 15 anni suonati"


Note di regia di
Lo Joggi Avant Folk (da ora JAF per comodità) è una delle esperienze più straordinarie di aggregazione dal basso, autogestita e autofinanziata, che esiste in Italia.

Lo JAF è soprattutto un festival musicale, che negli anni ha ospitato tantissimi musicisti da altrettante parti del mondo: dall'India al Sud Italia, da Tonino Carotone ai Bisca. Privilegiando gli sperimentatori, ma anche portatori della tradizione calabrese. Oltre alla musica, sono tanti gli eventi e i momenti di socialità da vivere e condividere: le presentazioni di libri e documentari, gli spettacoli teatrali, i corsi di musica e danza, le mostre fotografiche, una su tutte quella che metteva a confronto la condizione dei Palestinesi con quella del popolo Saharawi. E spero di non aver dimenticato niente.

Quando mi è stato chiesto di girare qualcosa (e vi assicuro che c'era di mezzo la parola 'qualcosa') per i 15 anni del festival, ho pensato che sarebbe stato giusto privilegiare l'aspetto dell'accoglienza di Joggi sia verso gli ospiti invitati alla 3 giorni, che verso le centinaia di ragazze e ragazzi che affollano il paese in occasione dello JAF.

Joggi è un paese di 150 abitanti su per giù, ma tutti i megafestival che si svolgono in Calabria - e qui cito Paolo de I Suonatori di Alessandria del Carretto - dovrebbero venire ad imparare come si organizza una manifestazione fatta per le persone e non per gli sponsor o per i committenti vari. Magari sarebbe il caso che anche molti assessori al turismo e alla cultura venissero per quei tre giorni, in questo paesino frazione di Santa Caterina Albanese. Nel documentario, Lorenzo mi racconta che ad inizio festival non si sa neanche se si riusciranno a coprire le spese: già questo dovrebbe bastare a dar la dimensione di che cosa sia lo JAF. Ogni anno è una denuncia contro gli speculatori del turismo made in Calabria, che organizzano quattro spettacoli appaltati ad amici e parenti e passano all'incasso al Comune o alla Provincia, in cambio di voti e prebende. Ovviamente questa denuncia non è urlata, ma è insita nel modo di organizzarsi, finanziarsi, viversi il festival. Francesco, un'altra delle persone che ho intervistato, è salernitano e torna a Joggi da tanti anni, sebbene ora viva a Clermont-Ferrand, in Francia. Mi presenta la sua compagna Emily, che è incinta, ma dopo una visita ai parenti la tappa obbligata è sempre Joggi.

Francesco mi dice una frase bellissima che vi riassumo così: siamo un gruppo di persone che non si conosce tanto bene, che si ritrova una volta l'anno pensando di parlare, conoscersi, incontrarsi, stare insieme in maniera diversa. Fuori dai contesti commerciali, aggiungerei, ma anche dall'idea che bisogna intrattenere il turista che arriva in estate. Organizziamo pure qualcosa per l'estate, ma che rimanga. Che non duri lo spazio di una serata, ma che diventi una ricchezza per il territorio, un tratto caretterizzante che possa sopravvivire a chi ha cominciato...e facciamo i dovuti scongiuri!

In quest'ottica, ho pensato di non inserire nel documentario tutte le attività del festival, ma di privilegiare il racconto del rapporto con il territorio. Spero di essermici avvicinato. Se non ci fossi riuscito, spero che le/gli organizzatrici/tori di Joggi non me ne vogliano. Nel film, c'è spazio per molti dei gruppi che hanno calcato il palco joggese, ma anche per Angelo Aiello, un burattinaio di Acri (in provincia di Cosenza, come Joggi), che con i suoi spettacoli ha girato l'Italia e poi l'estero e che quando decide di tornare in Calabria trova spazio, amicizia e possiblità di lavorare proprio allo JAF.

Mai fu più azzeccato lo slogan del festival, mutuato dai movimenti antiglobalizzazione passati da Seattle a Genova: agire Locale, pensare Globale. In un'epoca in cui non si vede al di là del proprio naso ed in cui c'è una recrudescenza dei particolarismi che hanno sempre attanagliato la vita pubblica italiana, Joggi Avant Folk è anche per questo come acqua nel deserto.

Per me che lavoro con le immagini, un'ultima parola non posso non dedicarla ad Ermanno Longo, che ha impresso su nastro per 15 lunghi anni tutto quello che succedeva durante il JAF. Un materiale di repertorio davvero meraviglioso, che ho avuto l'ingrato compito di tagliuzzare per costringere 15 anni di storie in 40 minuti di documentario.

Claudio Metallo