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Libro/film - EDUCAZIONE SIBERIANA all'italiana


Gabriele Salvatores sceneggia con Rulli e Petraglia il libro di Lilin


Libro/film - EDUCAZIONE SIBERIANA all'italiana
"Dalla narrazione letteraria alla narrazione cinematografica è cambiato quasi tutto: il filone narrativo è diverso, abbiamo dovuto fare un'altra storia però usando gli stessi personaggi, le stesse espressioni, gli stessi luoghi, e cercando di ricreare gli stessi sentimenti": potrebbe bastare questa dichiarazione di Nicolai Lilin, autore del libro "Educazione siberiana" (pubblicato da Einaudi nel 2009) per chiudere ogni ragionamento sul rapporto tra quel testo e il film di Gabriele Salvatores che ne è nato.

Lilin ha collaborato alla stesura del copione, firmato dallo stesso Salvatores e da Stefano Rulli e Sandro Petraglia, storici sceneggiatori di tanto cinema civile del nostro paese: un libro come "Educazione siberiana" si poteva trasformare in sceneggiatura per il cinema in molti modi, ma le minuziose descrizioni del mondo degli Urca siberiani residenti in Transnistria, generazioni di "criminali onesti" dalla rigida etica, obbligavano senza alternative alla creazione di una "storia" nel vero senso del termine, assente nel libro.

Come già avvenuto in modo simile per il testo teatrale dallo stesso libro (scritto da Lilin e da Giuseppe Miale di Mauro) la scelta ricade su un rapporto di amicizia che diventa rivalità, una storia di valori scolpiti nella roccia (e sulla pelle) che vengono messi in crisi dal progredire del tempo e dal corrompersi di una generazione, di tempi che cambiano inesorabilmente e quasi mai in meglio, di destini che devono compiersi e di legami che dovranno, in qualche modo, sciogliersi.

Concentrato sul realizzare una storia che potesse risultare interessante per il pubblico, e impegnato - con successo - nel ricercare i paesaggi ideali per il racconto, Salvatores - con i suoi collaboratori - perde un po' di vista il punto di partenza e offre, a conti fatti, un'ennesima storia di amicizia/rivalità, con una donna (presente nel libro ma in tutt'altre vesti) che si pone in qualche modo in mezzo e una resa dei conti che arriverà inevitabile.

La storia di Kolima e Gagarin nasce da pretesti originali ma si stempera in dinamiche già viste troppe volte sullo schermo, che si discostano molto dal testo di partenza (e cresce a visione ultimata la curiosità di sapere quale fosse il finale inizialmente concepito per il film e poi rigirato dopo uno screening test, come ammesso in un'intervista dallo stesso Salvatores). Tanto materiale interessante e originale alla base del racconto, sprecato da un plot che fa assomigliare "Educazione siberiana" a mille altre storie, quando invece il libro aveva uno dei suoi pregi principali nella sua "unicità".

Dopo un promettente avvio con i personaggi bambini (e scene oggettivamente riuscite come quella dello straripamento del fiume, o quella dei lupi sul racconto di nonno Kuzja), il film un po' si perde e ancor più che per la banalità del copione resta l'amaro in bocca per l'incapacità del film di "rendere" sullo schermo alcuni momenti chiave del libro, come lo svelamento del tatuaggio finto, la "formazione" di Kolima presso Ink, la rigida dinamica dell'angolo rosso e in generale tutta la "religiosità" della vita dei criminali siberiani.

04/03/2013, 10:12

Carlo Griseri