LA STAGIONE DEI GUSCI DI NOCE - Ricordi di inizio secolo
Una
docufiction che vuole ricostruire una difficile pagina della storia d'Italia: "La stagione dei gusci di noce" di Andry Verga è
un lavoro curato nel tentativo di offrire allo spettatore una attendibilità nei costumi e nelle ambientazioni, sicuramente il valore aggiunto dell'intera produzione (la recitazione, anche se in dialetto, ne è purtroppo il lato debole).
Un bambino neonato, un uomo sconvolto, la povertà assoluta, un matrimonio in arrivo, la fede in un futuro migliore: sono questi gli ingredienti del cortometraggio, ambientato nell'autunno del
1919, a casa di
Pietro e Maria e della figlia Anna. La ragazza non appare entusiasta del suo imminente matrimonio, mentre il padre approva e spinge.
Francesco, il fratello di Anna, è tornato da pochi mesi dal fronte della Grande Guerra ed è visibilmente sconvolto (e il rumore dei suoi gesti penetra a fondo nella mente dello spettatore). Intanto, un neonato cerca attenzioni e cure, e piange. Alla porta bussa il parroco, e con lui forse si riuscirà a fare il punto della situazione e a trovare nuovi stimoli per andare avanti.
C'è tutta la
tradizione popolana nello script de "La stagione dei gusci di noce", non per niente anche dialogato in dialetto stretto sottotitolato.
Una tradizione che - specie nei momenti di crisi come quello che stiamo vivendo -
appare quantomai attuale, anche un secolo dopo...
15/03/2013, 22:00
Carlo Griseri