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COME UN PORPORATO CHE BALLA L'HIP HOP - Lavorare con le mani


Enrico Venditti e Martina Marzagalli raccontano il mondo degli "artigiani di strada", i lavoratori manuali


COME UN PORPORATO CHE BALLA L'HIP HOP - Lavorare con le mani
Bancarelle di gioielli artigianali ai lati delle strade, mercatini etnici per la vendita di orologi ricavati da vinili, o di strumenti musicali creati con materiali di recupero, di tessuti realizzati a mano con la canapa: quello degli "artigiani di strada", i lavoratori manuali che si collocano a metà strada - circa - tra il mondo dell'arte e quello delle botteghe sono una realtà a cui tutti ci siamo approcciati anche solo passando davanti ai loro lavori esposti ai margini delle nostre città ma su cui forse troppo poco ci si ferma a riflettere.

Riflessione che invece porta avanti il documentario di Enrico Venditti e Martina Marzagalli, che racconta le vite e il lavoro di tredici di questi lavoratori. "Quando la gente ci vede lavorare con le nostre mani, senza l'ausilio di macchine, si ferma a guardarci allibita come se si trovasse davanti a un porporato che balla l'hip hop!": è dalla lucida riflessione di Boris, uno degli intervistati, che nasce il curioso titolo del documentario e che parte il viaggio nel loro mondo.

L'universo "economicamente povero, ma straordinariamente onesto e libero delle arti manuali", come viene descritto nella sinossi ufficiale, è relativamente ampio e sicuramente troppo sfaccettato per portare avanti un unico discorso che metta insieme chi realizza una scelta consapevole di "autosufficienza", come il lavoratore della canapa che parte dalla semina e arriva alla lavorazione dei suoi prodotti, e chi invece è più "artista", e crea magari gioielli di feltro.

Il discorso "unico" si giustifica perché il documentario nasce come "spot" della neonata associazione nazionale di categoria, Armesma, ma fa perdere al prodotto finale la forza che avrebbe potuto avere. Resta l'importanza di una finestra aperta su un mondo troppo poco raccontato, e l'efficacia della narrazione di alcuni dei lavoratori intervistati (il citato Boris, ma anche il canapé e i creatori di strumenti musicali di recupero).

17/03/2013, 10:17

Carlo Griseri