Note di regia di "Lost in Laos"
Cinque anni fa, durante un viaggio in Thailandia decisi di scendere con un battello il Mekong dal versante laotiano fino a Luangprabang, la vecchia capitale storica e spirituale del Laos: una folgorazione. Natura da togliere il fiato e gente splendida. Ma ancora più folgorante fu quello che vidi a Vang Vieng, un piccolo paese poco più a sud di Luangprabang: decine di bar improvvisati sul fiume e discoteche letteralmente prese d’assalto da giovani occidentali perennemente ubriachi al ritmo di musica assordante. Un mix tra “Apocalypse Now” e “Woodstock”. Nessuno di quei ragazzi era lì per il Laos, la natura e la sua gente, solo per bere, drogarsi e lanciarsi in pericolosissimi tubing e rafting sul fiume. Perché dei ragazzi “falang”, così li chiamano i laotiani, percorrono migliaia di chilometri per raggiungere un paese che molti di loro difficilmente saprebbero scovare su una cartina geografica? La ricerca di un “paradiso artificiale” che probabilmente, come scrive sul diario Daniela, la protagonista femminile, Niente è più artificiale di tutto questo e, col senno di poi, lo abbiamo sperimentato in un paradiso. Un paradiso, che può diventare un inferno, in continua contraddizione con se stesso ma possibile strada verso inaspettate rivelazioni. Nacque così la storia di Lost in Laos. Dopo aver visto e conosciuto la gente di Kandone, il villaggio scelto dove i protagonisti trascorrono parte della loro avventura, ci siamo resi conto che quello che pensavamo fosse giusto fare per questo paese, ora non era più sufficiente. La loro dignità impedisce di chiedere ma noi ci sentiamo in dovere di dare. A Kandone la vera emergenza è la quasi totale assenza di cure mediche, soprattutto per bambini e anziani. Abbiamo così deciso, con un piccolo aiuto economico, di fornire attraverso ONG l’assistenza periodica di un medico e una fornitura di medicinali essenziali. L’obiettivo è che questo, ed altri villaggi in seguito, vengano “adottati” e aiutati a sopravvivere; se questo avverrà, potremmo dire che il nostro film sarà servito a qualcosa, oltre che a raccontare una bella storia.
Alessandro Zunino