Fondazione Fare Cinema
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Note di regia del film "Le Stanze Aperte"


Note di regia del film
Dopo la chiusura per legge dei manicomi criminali e dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici arriva ora la chiusura degli O.P.G. (Ospedali Pasichiatrici Giudiziari). Questo problema riguarda noi tutti italiani perchè verrano liberati molti malati di mente che hanno anche commesso reati, alcuni dei quali non hanno neanche più famiglia e non sapranno dove andare a vivere, se non si creano soluzioni alternative per assistere i più ammalati e se non si rieducano e reinseriscono in società le persone che possono lavorare.
Il film nasce dall’idea di trasporre in immagini alcune storie, a testimonianza di esistenze ignorate o anonime, eppure straordinariamente vive e capaci di vivere ancora, magari in modo diverso.
Come in un film.
Il protagonista è Vincenzo Arte,un personaggio volutamente contraddittorio nel quale convivono faticosamente sogno, realtà e follia: egli vive in modo personale il legame tra la precedente struttura di S.Eframo e quella attuale di Secondigliano, dove una documentarista ha chiesto di entrare per realizzare un servizio . Di qui la storia e la testimonianza che ella raccoglie da Vincenzo Arte si snodano intorno all’ altro livello narrativo, quello del documentario, che ritrae le vicende che i veri reclusi – internati e detenuti – vivono quotidianamente e che ci hanno consentito di filmare e raccontare.
L’opera costituisce un film di finzione girato con tecnica documentaristica: i personaggi del film, reali o costruiti, non possiedono una fisionomia psicologica e relazionalepropria, ma sono identica espressione emanifestazione di più personalità, segno tangibile dell’anonimato a cui la loro condizione li “condanna” realmente. Il taglio documentaristico è poi avvalorato dal fatto che l’azione si svolge quasi tutta all’interno del carcere e che le linee guida del film, anche se lateralmente, suggeriscono agli spettatori interrogativi a cui la coscienza civile non può sottrarsi.
Gli autori non lo hanno fatto.
Noi registi siamo stati in stretto contatto con queste persone per sei mesi. Abbiamo creato un laboratorio ed abbiamo formato ed individuato chi potesse lavorare con noi per le riprese, le luci, l'audio per la produzione del film. Un nostro attore ha preparato gli altri attori. La sceneggiatura del film è stata elaborata anche da alcune storie raccontate da detenuti ed internati e da fatti di cronaca. Gli attori, ad esclusione dell'attore protagonista e di quelli scelti per le scene esterne al carcere, sono detenuti ed internati, infermieri, educatori, agenti di polizia penitenziaria e il frate cappellano. La troupe tecnica ad eslusione del direttore della fotografia, sono detenuti ed internati. I truccatori, gli assistenti di regia, i fotografi sono stati scelti dal personale interno dell'O.P.G.
Un enorme, lungo e paziente lavoro di insegnamento, di stage. Per agire concretamente ed aiutare la società bisogna rimboccarsi le maniche e cominciare da noi stessi ! Così abbiamo voluto lavorare noi per primi per aiutarli. E continueremo: stiamo costruendo un centro di produzione cinematografico e televisivo interno al carcere per continuare a produrre film e dare lavoro ai detenuti ed internati. Per questo riteniamo il film di grande valore sociale e culturale da sottoporre all'opinione pubblica.

Francesco Giordano e Maurizio Giordano