MATILDE GAGLIARDO - "E' stato emozionante
ed istruttivo lavorare con Virzì"
Come è nata la realizzazione del backstage de "L'Uomo che aveva Picchiato la Testa"?
Matilde Gagliardo: Ho conosciuto
Bobo Rondelli, di cui già amavo le canzoni, mentre riprendevo il dietro le quinte e le registrazioni della trasmissione radiofonica "
Il dottor Djembe". Bobo ne fu ospite il 23 marzo 2007; in quell'occasione mi parlò dello spettacolo "
Io clown te down", messo su con un gruppo di ragazzi disabili, l’Anfass di Livorno, l’Ottavo Padiglione e Lamberto Giannini: poco dopo ho iniziato a riprendere le loro esibizioni e ho seguito Bobo anche in tutti gli altri spettacoli dell'estate seguente in giro per la Toscana e non solo, con relative prove e trasferte. Quando
Paolo Virzì decise di fare il documentario su Rondelli mi chiese quei materiali e anche di partecipare al film quale operatore, escludendo l'idea di un dietro le quinte. Ma già il giorno del primo ciak, al Circolo Arci di Seravezza (Lucca), mentre si montavano le luci per il concerto di Bobo che dovevamo filmare, mi disse di fare un po' di backstage. Da quel momento divenne scontato che, se non impegnata come operatore del documentario, io filmassi dietro le quinte ciò che mi pareva significativo, che fosse durante i preparativi per le riprese del film o quando a ciak finito gli altri spegnevano le telecamere. Talvolta lavoravo durante le pause e in ogni occasione nella quale non c'era bisogno di tutti gli operatori per le riprese del documentario; in certi casi è capitato a tavola o subito fuori da un ristorante, a volte chiedevo a Virzì di seguirlo con la telecamera nei momenti durante i quali non era prevista la partecipazione della troupe, come è accaduto, per esempio, una sera dopo cena in cui ha chiacchierato a lungo con Bobo.
Come hai lavorato "alle spalle" di Paolo Virzì?
Matilde Gagliardo: E' stato emozionante e molto istruttivo lavorare con Virzì, vederlo all'opera nel concepire e dirigere il documentario, ma anche preparare i set, organizzare le riprese, condurre le interviste nei modi più svariati, girare la breve parte di "finzione" dove un Rondelli bambino - interpretato dal figlio stesso di Bobo - va in giro con un amico prestando le immagini alla canzone "
Hawaii da Shangai". Virzì era sempre pronto a trovare nuove soluzioni che rendavano prezioso ogni momento di difficoltà ed era aperto ad ogni occasione, come quando, per esempio, coinvolse in modo del tutto imprevisto una signora che si era affacciata a curiosare: le chiese di impersonare la madre del Bobo bambino la quale dalla finestra risponde “
ora scende” all’amichetto che chiama il figlio dalla strada; o come quando scelse tra gli anziani avventori di un bar del quartiere Shangai di Livorno le comparse della scena nella quale Bobo bambino scambia le figurine con l'amico.
E con Bobo Rondelli?
Matilde Gagliardo: Bobo è un personaggio molto speciale: aveva "scelto" una carriera un po' appartata nella quale era sostenuto da un pubblico di affezionatissimi che lo seguivano ad ogni esibizione e nell’estate 2007, mentre lo filmavo, ho fatto parte di questo pubblico entusiasta, con il quale Bobo si intratteneva a lungo prima e dopo lo spettacolo. Lavorare con Rondelli è un grande piacere, si lascia coinvolgere e ti coinvolge, ha sempre qualcosa da raccontare, idee da proporre. Una volta, per esempio, mentre ci si preparava a girare una parte del documentario nella quale lui stesso non sarebbe stato in scena, telefonò a Virzì chiedendogli se non fosse il caso di mandare qualcuno a riprenderlo perché stava percorrendo con la famiglia un canale in barca e di lì a poco sarebbe passato vicino al luogo in cui si trovava la troupe: fui mandata io di corsa.
Quanto materiale hai girato e cosa hai privilegiato nel montaggio?
Matilde Gagliardo: Il girato del "dietro le quinte" era tantissimo, non saprei dire precisamente quante ore, forse 30 o più. Nel montaggio del backstage ho privilegiato le parti attraverso le quali viene fuori il modo di lavorare di Virzì, appassionato ed accurato nella preparazione delle interviste, delle situazioni, del set, delle riprese e nel rendere partecipi i suoi collaboratori… Ho privilegiato anche i momenti in cui emerge la personalità di Bobo, straordinario artista dalla forte empatia per chi soffre, dal complicato rapporto col padre... Ho intrecciato questi episodi con quelli in cui si intuisce il particolare rapporto esistente tra gli amici Virzì e Rondelli, pieno di slancio e fiducia reciproca pur nella grande diversità di carattere e destini.
20/04/2013, 15:15
Simone Pinchiorri