Note di regia del documentario "Adottando a Tuzla"
Il documentario è strutturato sul racconto di un viaggio da Bologna a Tuzla e di brevi ma intensi viaggi all’interno del cantone di Tuzla. Questa struttura suggerisce di per se il movimento: paesaggi in movimento, passaggi veloci, persone traumatizzate che si muovono su un territorio immobile distrutto dalla guerra. Ferite nascoste dietro uno sguardo, un gesto, un suono che ci raccontano gravi perdite: di padri, madri, familiari, case. Primi piani e sguardi dei bambini, sorrrisi e incertezze, la macchina da presa senza soluzione di continuità cerca di capire attraverso quegli occhi quello che è rimasto della Bosnia di oggi e quale può essere il suo futuro. Le scelte cromatiche del film fanno parte della narrazione sottolineandone gli aspetti crudi lasciati dai conflitti e creando un filo di continuità con la drammatica realtà di oggi: dal colore livido dei paesaggi al definito e luminoso bianco e nero dei personaggi. Le storie raccontate nel documentario e i bisogni primari dei ragazzi ci impongono una riflessione sul nostro modo di vivere, sottolineando che il confine geografico è quello più facile da superare; la vicinanza dei nostri protagonisti, i genitori adottivi italiani e i bambini bosniaci, è tale che permette una continuità nei rapporti personali dove l’approfondimento dell’amicizia e l’affetto possono crescere insieme.
Enza Negroni